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venerdì 1 aprile 2016

II Domenica di Pasqua o della Divina Misericordia 3 Aprile 2016



«Perché mi hai veduto, Tommaso, tu hai creduto; 
beati quelli che non hanno visto e hanno creduto!»

(Letture bibliche: At 5, 12-16 ; Sal 117; Ap 1,9-13.17-19; Gv 20,19-31)



È questo il tempo delle apparizioni del Risorto e della autocoscienza della Chiesa delle origini e della sua missione fuori dal cenacolo, dove stavano i discepoli «per timore dei Giudei». 

È un invito ad uscire.

 La liturgia di oggi ci propone un esempio di discepolato insieme ad un grande rimprovero che non va sottovalutato. Infatti, la prima lettura ci presenta la potenza del dono dello Spirito Santo che suscita la fede nella risurrezione di Cristo e nella sua forza di guarigione. Egli agisce adesso nella persona di Pietro. 



Il potere che il Risorto ha ottenuto con la Risurrezione è donato e trasmesso ai discepoli: «a chi rimetterete i peccati saranno rimessi e a chi non li rimetterete, resteranno non rimessi». C’è un prolungamento della missione di Gesù che ci interpella in prima persona, poiché anche noi siamo suoi discepoli. 

Ma attenzione! 

La fede è anche un rischio: non si tratta di vedere e di toccare, come credeva Tommaso, ma di accogliere un annuncio che viene dato; perciò non è beato chi “crederà” pur non avendo visto, guadagnando senza fatiche una beatitudine, ma chi, “avrà creduto” senza la necessità di vedere con gli occhi e toccare con le mani, impegnandoci, ogni giorno, ad una fede che non ha bisogno dei sensi per essere vissuta.


Quanto è difficile credere alle buone notizie!
Questo sembra essere il primo insegnamento che ci dona il vangelo di oggi raccontandoci la vicenda di Tommaso.

Mi son sempre chiesta perchè Tommaso, quella sera della Resurrezione, non c'era.
Forse era andato a prendere provviste o forse, molto più semplicemente, non riusciva più a reggere lo sguardo degli altri e a leggere, nei loro volti, i suoi stessi sensi di colpa. 
No, di sicuro, in quella stanza, non tirava una bella aria.

Resta il fatto che lui, quella sera non c'era; e quando poi gli dicono "Abbiamo visto il Signore" lui non riesce a crederci. Troppo forte il dolore, la delusione, il rimorso.

Anche, chissà, la sottile paura che Gesù non fosse risorto per lui. 
Lui non c'era, e quindi, se anche la cosa fosse vera, non lo riguarda.

Se mi riguarda, pensa Tommaso, ho il diritto di decidere io come e quando.

E' sempre la solita storia: l'amore, la vita, l'amicizia, Dio, tutto lo vogliamo piegare in maniera tale da avere sempre il controllo perchè spesso abbiamo paura di ciò che non conosciamo e quindi siamo restii a godere di quella novità sconvolgente che è la Resurrezione di Cristo. 

C'è di buono che, otto giorni dopo, Tommaso è ancora là. Non se n'è andato. Il bisogno di Cristo, la speranza, il desiderio di incontrarLo Tommaso non l'ha perso. E sa che l'unico posto in cui questo può avvenire è la comunità dei credenti. Anche se sono un ammasso di vigliacchi...come lui del resto. Ma Gesù li aveva scelti ed era questo ciò che contava.


E Gesù torna apposta per lui. Nessuno deve rimanere indietro.



«Metti qui il tuo dito e guarda le mie mani; tendi la tua mano e mettila nel mio fianco.

Perdonatemi, ma non riesco ad immaginarmi questa scena senza vedere Gesù che sorride
come a dire: "Tommaso, lo so che hai sofferto. Anche io ho sofferto. Guarda. Tocca"

Non essere incredulo, ma credente!

Credici, Tommaso: sono risorto anche per te.
E Tommaso di fronte a tutto questo fa la sua professione di fede: "Mio Signore e mio Dio" 
Sì, tu sei il Signore della mia vita.

In questa domenica della Misericordia, II dopo Pasqua, ecco che ancora una volta Gesù ci mostra lo sguardo del Padre con un invito, pressante e urgente perchè ne va della vita piena e vera a cui siamo chiamati, ad essere credenti senza avere visto.

Così, senza porre condizioni, senza avere paura di chi incontreremo saremo liberi e fiduciosi come gli apostoli che, come raccontano gli Atti, stavano nel Portico di Salomone, il portico più esterno del Tempio, nel cortile dei Gentili, dove poteva quindi entrare chiunque, con qualunque storia alle spalle.

Chiunque entrasse, chiunque cercasse Dio con cuore sincero li trovava. Tutti. Anche Tommaso."Didimo" ovvero "gemello". Gemello di ognuno di noi.

Vi abbraccio,










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