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martedì 29 marzo 2016

"Giustezza" e Misericordia: due logiche a confronto: la novità di Cristo nella storia dell'uomo.




"Quando ad una natura felice l'uomo ha la fortuna di aggiungere una buona educazione, suole divenire un essere superlativamente mite e divino"

Per chi, come me, ha fatto i suoi studi superiori al Liceo Classico Mario Cutelli di Catania questa frase di Platone è familiare. Infatti si trovava proprio sull'architrave dell'ingresso. 
Entravi, alzavi lo sguardo e la vedevi.

Era una frase che mi colpiva perchè parlava delle possibilità dell'uomo, della bellezza della conoscenza e dell' importanza dell'educazione.

Insomma era una frase che racchiudeva tante cose. Tutte importanti.

Era una di quelle frasi che ti rendevano orgogliosa di fare il liceo classico perchè era l'unico indirizzo che ti permetteva di entrare strettamente a contatto con una cultura che, nell'immaginario collettivo, era (ed è) sinonimo di bellezza, saggezza, cultura e  così via.


Non è difficile sentire discorsi in cui si parla del mondo antico (sopratutto greco e specificatamente ateniese) come il periodo più civile della storia del mondo, spesso contrapponendolo ai tempi odierni i quali sono il coacervo storico di tutti i mali del mondo.

Alessandro Baricco, in una lectio magistralis al Teatro Palladium di Roma, (che potete vedere qui e quismonta questo mito. 

E lo fa citando una fonte dell'epoca ovvero la "Guerra del Peloponneso" dello storico Tucidide nella quale c'è un episodio, (tutto sommato secondario) che riguarda la piccola isola di Melo che si ribella alla logica della contrapposizione tra i due "blocchi" di Atene e Sparta.

Baricco è molto bravo a spiegare il contesto della vicenda, quindi io non lo farò. 
Quello che mi preme condividere è il ragionamento che fanno i delegati meli ed ateniesi.

La questione è molto semplice: gli ateniesi vogliono che i meli siano loro alleati (costretti quindi ad un tributo e ad instaurare un tipo di governo che loro non vogliono). Se si rifiutano semplicemente fanno di quell'isola terra bruciata. Fine della storia.

I Meli chiaramente non ci stanno e l'ultima motivazione che adducono a loro favore e quello della "legge divina"

MELI. Tuttavia abbiamo fiducia che, per quanto riguarda la fortuna che proviene dagli dei, non dovremo avere la peggio, perché, fedeli alla legge divina, insorgiamo in armi contro l’ingiusto sopruso 

Qui i meli sottolineano il fatto che comunque gli dei saranno dalla loro parte perché essi, e non gli ateniesi, seguono la legge divina, cioè sono dalla parte della ragione. In sostanza qui i meli affermano l’esistenza di un criterio ( la "legge divina") per stabilire ciò che è giusto e ciò che è ingiusto; in base a tale criterio i meli, aggrediti senza colpe, sono dalla parte della ragione.

La risposta degli ateniesi chiude il dialogo:

ATENIESI. Se è per la benevolenza degli dei, neppure noi abbiamo paura di essere da essi trascurati; poiché nulla noi pretendiamo, nulla facciamo che non s’accordi con quello che degli dei pensano gli uomini e che gli uomini stessi pretendono per sé. Gli dei, infatti, secondo il concetto che ne abbiamo, e gli uomini, come chiaramente si vede, tendono sempre, per necessità di natura, a dominare ovunque prevalgano per forze. Questa legge non l’abbiamo istituita noi e non siamo nemmeno stati i primi ad applicarla; così come l’abbiamo ricevuta e come la lasceremo ai tempi futuri e per sempre, ce ne serviamo, convinti che anche voi, come altri, se aveste la nostra potenza, fareste altrettanto.

Insomma per gli Ateniesi la "giustizia" si attua tra "pari", tra coloro che hanno i medesimi diritti. Per il resto vale la legge del più forte.

Questo per gli antichi greci. Quelli che noi consideriamo "modelli".

Mi viene da fare una considerazione spontanea ovvero "per smontare questa visione dei rapporti umani  ci voleva Gesù Cristo"

Spesso si fanno discorsi molto complessi sull'impatto del Cristianesimo sulla società occidentale, sui cosiddetti "valori" anche alla luce degli avvenimenti degli ultimi tempi.

Personalmente parlando preferisco lasciare parlare le immagini.




Avrete sicuramente riconosciuto il soggetto: è la parabola del Buon Samaritano.
Gesù usa questa parabola quando gli chiedono "chi è il prossimo" che Dio Padre, nella legge di Mosè, invita "ad amare" per avere la vita eterna. 

Vi invito a leggerla con attenzione (la trovate in Luca 10,25-37)

Si parla tanto di contrapposizione tra "giustizia" e "misericordia".
In realtà, secondo la mia esperienza, la contrapposizione esiste solo se perdiamo la visione d'insieme. Dobbiamo metterci nei "panni di Dio" (d'altronde Lui lo ha fatto con noi, o no?) per averne una chiave di lettura autentica.

Vi lascio infine un estratto di un articolo della Civiltà Cattolica che mi è arrivato tramite Telegram (sì, ho scoperto Telegram) e da cui è partito lo spunto per l'articolo di oggi.

Vi abbraccio tutti, e buona riflessione.


MISERICORDIA COME SAGGEZZA
Guilhem Causse S.I.

La misericordia è il sentimento che si prova visceralmente alla vista della miseria altrui e spinge ad avvicinarsi. 

La miseria è violenza; è come un alto muro che trattiene e isola. 


Con sant’Agostino, possiamo dire che essere uomo significa cercare e trovare la porta nel muro della miseria e aprirlo.


Il misericordioso impara a distinguere l’apertura sulle due facce della miseria: il grido delle povere vittime dell’ingiustizia e la confessione dei colpevoli che si pentono. 


La misericordia è amore che discerne, è saggezza più alta.



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