Categorie

giovedì 24 marzo 2016

Giovedì Santo Missa in Coena Domini 24 Marzo 2016



«Vi do un comandamento nuovo, dice il Signore: che vi amiate a vicenda, come io ho amato voi»

(Letture bibliche: Es 12, 1-8.11-14; Sal 115; 1Cor 11, 23-26; Gv 13, 1-15)

La Chiesa inaugura il suo cammino verso la Pasqua del Signore proprio oggi, ricordando l’ultima cena di Gesù nella quale il Maestro istituisce l’Eucaristia, come rendimento di grazie a Dio e il servizio fraterno della carità: gesti che vanno ripetuti nel tempo.
«Come ho fatto io, così anche voi»,
è questo l’ultimo insegnamento del Cristo per i suoi discepoli: la condivisione continua della mensa, come memoriale della «nuova ed eterna alleanza», vissuta nel mangiare e bere del Corpo e Sangue di Gesù, e la cura verso i fratelli, l’amore gratuito verso il prossimo che non chiede nulla in cambio, se non la gioia del dono stesso.


«È la Pasqua del Signore»
ci ricorda la prima lettura, che va vissuta con l’atteggiamento di chi è pronto a partire, a mettersi in viaggio verso ciò che ci attende: novità annunziata da Gesù lungo la strada per Gerusalemme.
Sappiamo che non possiamo conquistare la vita se prima non facciamo esercizio di “morte”, così come Gesù ci ha mostrato con la sua morte in croce. Riecheggia nelle parole della liturgia di oggi quella logica del dono che abbiamo fatta nostra dall’ incontro con il Signore nella nostra vita.
«Se non ti laverò, non avrai parte con me»
dice Gesù a Pietro e in quel momento si offre perché il suo Maestro possa lavarlo tutto, non solo i piedi.
Comprende, in quell’ istante, che c’è una reciprocità che va rispettata in questa logica, così che la salvezza annunziata sia anche la mia.



“Prima della festa di Pasqua, Gesù, sapendo che era venuta la sua ora di passare da questo mondo al Padre, avendo amato i suoi che erano nel mondo, li amò sino alla fine.”

L’incipit del Vangelo di oggi è il paradigma di tutta la vicenda umana di Gesù.

Gesù amò i suoi. Gesù è venuto a mostrare nella carne l’Amore del Padre: 
amore che vuole che tutti siano “suoi”.

E che l’amore di Dio non sia un possesso Gesù lo dimostra, "sapendo che il Padre gli aveva dato tutto nelle mani" alzandosi da tavola e chinandosi per lavare i piedi ai suoi amici. 

Questo era un gesto che veniva riservato allo schiavo non ebreo perché considerato umiliante.

Di fronte ad un amore del genere rischiamo di fare come Pietro: cercare di metterci “del nostro”, perché è molto più difficile ricevere che dare soprattutto se quello che riceviamo è molto di più di quello che sappiamo poter dare.

Parliamoci chiaro: nessuno di noi vuole avere debiti.

Gesù sa bene che quello che ha fatto è un gesto di difficile comprensione:

Capite quello che ho fatto per voi? Vi ho dato un esempio

Gesù amò i suoi. E li amò fino alla fine.

Vi faccio una domanda scomoda (e quando mai…): mettiamo che sappiate che domani morirete. Cosa fareste?

Gesù ha deciso di stare con le persone che amava  e come chi ama veramente vuole fare in modo che quel momento, così intimo e intenso, non abbia fine.

Giovanni, nel suo Vangelo, mette un lungo discorso di Gesù, quasi un testamento.
Quello che c’è nel Cuore di Gesù lo si legge in quelle parole.

Quindi spezza il pane e versa il vino: “Fate questo in memoria di me

Gesù amò i suoi fino alla fine.

Ne abbiamo una prova evidente, fisica, nei Tabernacoli delle nostre chiese. 
Spesso nascosti, quasi infrattati, quasi sempre ignorati. 
Eppure in quel Tabernacolo c’è una presenza.

Lo racconta bene Edith Stein. Un giorno, nel 1917 entrò (lei di famiglia ebraica e sostanzialmente agnostica) in una chiesa cattolica per ammirare le opere d’arte, poi vide una donna con la borsa della spesa dirigersi verso il Tabernacolo.

«La cosa mi parve strana. Nelle sinagoghe e nelle chiese protestanti che avevo visitato si entra soltanto durante il servizio divino. Al vedere qui la gente entrare tra una occupazione e l’altra, quasi per una faccenda abituale o per una conversazione spontanea, rimasi colpita a tal punto che non mi riuscì più di dimenticare quella scena». 

Quello fu l'inizio del suo percorso di fede.

Gesù amò i suoi fino alla fine

Ricordiamocene quando ci sembrerà che sia distante, quando non riusciremo a vederLo nel volto degli altri, quando apriremo la Bibbia e sembrerà che non ci dica nulla.

Quando tutte queste cose capiteranno ( e capiteranno...), allora cerchiamo una chiesa, entriamoci, e mettiamoci davanti al Tabernacolo con l'atteggiamento del mendicante.

Fatelo stasera, davanti all'Altare della Reposizione.

Lì c'è Gesù. E vi parlerà. Statene certi.

Buon Giovedì Santo a tutti.



Nessun commento:

Posta un commento