<<Ritornate a me con tutto il cuore, dice il Signore, perché io sono misericordioso e pietoso>>.
(Letture bibliche: Is 43, 16-21; Sal 125; Fil 3, 8-14; Gv 8, 1-11)
«Dimentico
del passato e proteso verso il futuro, corro verso la mèta per arrivare al
premio che Dio ci chiama a ricevere lassù, in Cristo Gesù»
questa è
l’esortazione che Paolo rivolge alla comunità di Filippi, lui al quale, come la
donna adultera del Vangelo secondo Giovanni, è stata perdonata tutta la sua
colpa passata per un dono più grande che lo attende nel Regno dei cieli.
Gesù
inaugura un nuovo metro di giustizia: una legge che guarda in faccia alle
persone per la loro vita e non per la loro morte, un giudizio che perdona e non
condanna.
Gesù porta a compimento la legge, rivoluzionandola e anche il profeta
Isaia ce lo dice:
«Ecco, faccio una cosa nuova: proprio ora germoglia, non ve
ne accorgete? Aprirò anche nel deserto una strada, immetterò fiumi nella
steppa».
Lì dove l’uomo vorrebbe la morte del peccatore, Gesù innesca una nuova
vita a partire dal perdono, che è un “dono – per” chiunque si lascia toccare
dalla sua misericordia.
Il perdono di Gesù non dimentica il peccato dell’uomo,
anche la donna adultera deve fare i conti con le conseguenze dei suoi sbagli:
«va’ e d’ora in poi non peccare più»
nel monito di Gesù risuona la chiamata
costante alla conversione, al ritorno sulla strada che conduce alla salvezza,
conquista del premio, alla vera conoscenza di Gesù, come Signore della propria
vita, per il quale, come ci insegna Paolo, è necessario perdere tutto per
guadagnare Lui, motivo della nostra fede, della nostra gioia vera.
Se avete notato oggi non c’è la solita immagine, ma ho deciso
di mettere un video de La Passione di Cristo in cui è descritto il vangelo di
oggi.
L’ho scelta perché non ci sono parole, ci sono solo immagini
e musica e questo rende la potenza di questa scena. E’ una scena potente perché
racconta, e lo fa bene, del modo in cui il peccato (e quello che ne consegue) viene superato da Gesù.
Iniziamo dal fatto che, per l'ennesima volta, scribi e farisei cercano di mettere Gesù in imbarazzo. Peggio ancora: cercano (davanti al popolo a cui stava insegnando e NEL TEMPIO) di metterlo alle strette per avere di che accusarlo.
E, per fare questo, non esitano a condannare alla morte, se non fisica sicuramente sociale, chi non si può difendere. In nome della Legge di Dio!
SE Dio fosse veramente quello professato da scribi e farisei comincerei a pensare seriamente all'ateismo.
Ma Gesù, in tutto questo, che fa?
e, con buona pace dei curiosi, non ci è dato sapere cosa scrivesse. Mi piace pensare che faccia come nel video: tracci una linea netta di demarcazione per la serie: "Fra me e voi non c'è niente da spartire!"
Gesù non ha niente da spartire con chi chiama in causa Dio Padre per avere ragione o con chi usa le Sacre Scritture per giustificare se stesso e le proprie azioni.
"scriveva per terra"
e, con buona pace dei curiosi, non ci è dato sapere cosa scrivesse. Mi piace pensare che faccia come nel video: tracci una linea netta di demarcazione per la serie: "Fra me e voi non c'è niente da spartire!"
Gesù non ha niente da spartire con chi chiama in causa Dio Padre per avere ragione o con chi usa le Sacre Scritture per giustificare se stesso e le proprie azioni.
Occhio, perchè questa cosa riguarda anche noi.
Tutte le volte che riduciamo Dio a quello che abbiamo capito (o che pensiamo di aver capito) di Lui rischiamo seriamente di "uccidere" chi ci sta davanti e magari pretendere pure che Gesù ci giustifichi.
A loro Gesù risponde con una frase che colpisce come una pietrata in testa:
chi è senza peccato scagli la prima pietra contro di lei
Diamogliene atto: il fatto che se ne siano andati senza proferire parola dimostra quantomeno che avevano coscienza delle loro magagne. Ben venga questo.
Uno degli inganni del "nemico della natura umana"(come direbbe S.Ignazio) è proprio quello di cambiare le carte in tavola, farti perdere il senso del peccato facendoti dire che, in fondo,il fine giustifica i mezzi (e poi "tanto Dio è buono")
Ma questa coscienza non basta. C'è bisogno di altro. C'è bisogno di una novità che Isaia proclama al Popolo di Israele che torna dall'esilio e che sente ancora il peso del suo tradimento. La novità che, con Cristo, si fa carne e storia.
Lo lasciarono solo, e la donna era là in mezzo. Allora Gesù si alzò e le disse: «Donna, dove sono? Nessuno ti ha condannata?». Ed ella rispose: «Nessuno, Signore». E Gesù disse: «Neanch’io ti condanno; va’ e d’ora in poi non peccare più»
Vi invito a contemplare questa scena: prima Gesù che insegna nel Tempio, poi i farisei che arrivano, il tumulto, loro che insistono...
C'è tensione, c'è frastuono, poi...rimangono solo Lui e questa donna. Silenzio.
Gesù è solo, ma la donna no...Finalmente può parlare. C'è un dialogo, uno sguardo. Una parola di misericordia. Una parola che viene dall'Alto.
Non a caso la donna lo chiama " kirie " che è uno degli appellativi di Dio.
Attenzione: è questo rapporto che si crea che dà senso al "Non peccare più".
Al di fuori di questa logica sarebbe una frase folle!
Quante volte ci siamo detti: "Non lo faccio più" per poi ricascarci come e peggio di prima? E poi ci chiediamo pure il perchè?
Finchè useremo la logica della Legge, finchè vedremo il peccato come una trasgressione ad una regola continueremo a cascarci perchè una scusa per sgarrare ce la troveremo sempre e verremo lapidati dai nostri sensi di colpa. Fino a che, per sopravvivere, decideremo che, alla fine, non ne vale la pena.
Se invece entreremo nella logica di Gesù, una logica che risponde al tuo intimo bisogno di essere abbracciato, consolato; al tuo desiderio che qualcuno ti dica: "Non avere paura, andrà tutto bene, non sei da solo, ciò che ti pesa lo prendo io", allora SI', potremo anche non peccare.
Perchè il peccato è separazione da questo abbraccio, da questo sguardo, da questo dialogo. E' solitudine e quindi morte. E nessuno di noi vuole morire.
E allora entriamoci dentro, cerchiamolo questo abbraccio, questo sguardo, questo dialogo. Fino a farlo diventare essenziale: più importante del cibo che mangiamo, del letto in cui dormiamo, dell'aria che respiriamo.
"Fratelli, ritengo che tutto sia una perdita a motivo della sublimità della conoscenza di Cristo"
La domanda non è più "chi sono" (chi sono? Sono una persona che sbaglia), ma è :
Di chi sono? Di chi mi fido?
Iniziamo a farcela questa domanda perchè "dove è il tuo tesoro, là sta il tuo cuore".
Se siamo di Gesù allora cerchiamo di stargli vicino, di ascoltarlo e di parlargli.
Di chi sono? Di chi mi fido?
Iniziamo a farcela questa domanda perchè "dove è il tuo tesoro, là sta il tuo cuore".
Se siamo di Gesù allora cerchiamo di stargli vicino, di ascoltarlo e di parlargli.
Il resto, con rispetto parlando è, o rischia di diventarlo, fuffa.
Vi abbraccio,
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