(Letture bibliche: At 14, 21b-27; Sal 144; Ap 21,1-5a; Gv 13, 31-33°.34-35)
La realtà nuova che ci fa contemplare oggi la liturgia della
Parola è questa circolarità d’amore che stringe in unità il Padre, il Figlio,
lo Spirito e la comunità.
“Ecco, io faccio nuove tutte le cose” è la grande
speranza annunziata dal Signore che siede sul trono disegnato nel libro
dell’Apocalisse; le cose di prima sono passate.
Non la lotta e
la violenza, che procurano lutti, lacrime e affanni, ma l’amore è il centro
propulsore della storia. Per questo prima di patire e morire, il Signore Gesù
ha lasciato ai suoi il “comandamento nuovo” che si ricapitola tutto nell’amore
vicendevole, manifestazione dell’amore divino che circola tra il Padre e il
Figlio, nello Spirito Santo.
Allora sì, attraverso il meccanismo dell’amore i
cristiani possono abitare quella realtà nuova presentata dalla seconda lettura:
la città nuova, la Chiesa, nuova terra, nuova Gerusalemme, dimora di Dio con
gli uomini. Essa non è una realtà proiettata nel futuro idealizzato, ma è già
in opera nei battezzati grazie alla vittoria pasquale di Cristo.
La realtà
nuova, la Gerusalemme nuova, non è che la nuova umanità, liberata dalla
schiavitù del peccato e santificata da Gesù risorto e che tuttavia non esclude
dalle prove del mondo.
La “novità” è
impegno dei cristiani a far sì che la comunione tra Dio e l’umanità salvata
abbia a crescere fino alla intimità più completa e profonda, quando la
Gerusalemme nuova sarà in pienezza la dimora di Dio fra gli uomini e si
identificherà con il corpo di Cristo giunto alla sua età perfetta e splendente
di gloria.
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"Io vi do un comandamento nuovo"
Gesù lo dice ai suoi amici dopo che Giuda esce dal Cenacolo. E Gesù sa benissimo dove sta andando e perchè. E con la consapevolezza che sta per essere tradito da uno dei suoi amici cosa fa? Noi cosa avremmo fatto?
Nella migliore delle ipotesi avremmo cercato di salvarci mettendo tutti gli altri in guardia!
Invece Gesù da il suo comandamento: "Amatevi come io vi ho amato"
Il comandamento "nuovo" non è l'amore ("Ama il prossimo tuo come te stesso" diceva la Legge), ma la misura dell'Amore.
E la misura non è più "se stessi", il nostro limite, le nostre capacità, ma Cristo stesso.
I discepoli non possono comprendere la portata di quella frase in quel momento.
Con il senno, e lo Spirito, di poi sì. E noi con loro.
La Chiesa oggi ci invita ad "alzare l'asticella", a cercare la misura più alta.
Questo con la consapevolezza che ciò è possibile non perchè è frutto del nostro illuminato pensiero, ma perchè ne abbiamo fatto esperienza concreta anche e sopratutto attraverso la vita di coloro che ci hanno preceduto e che ci hanno aperto "la porta della fede".
La fede in un Dio che è Padre di Misericordia.
Diceva Papa Francesco: "Non esiste Santo senza passato, né un peccatore senza futuro"
La base del nostro futuro è la fiducia nella Misericordia del Padre che guarisce tutte le ferite. Anche i tradimenti più atroci.
Gesù offre la vita perchè ne possiamo fare esperienza tutti noi. E ci chiama a fare altrettanto. Ci chiama a vivere la vita divina che era nel progetto del Padre.
Non accontentiamoci quindi delle mezze misure, nè cediamo alla mediocrità. Sarebbe la nostra condanna e Gesù ci vuole liberi e LIBERATI..sopratutto da noi stessi.
Vi abbraccio
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"Io vi do un comandamento nuovo"
Gesù lo dice ai suoi amici dopo che Giuda esce dal Cenacolo. E Gesù sa benissimo dove sta andando e perchè. E con la consapevolezza che sta per essere tradito da uno dei suoi amici cosa fa? Noi cosa avremmo fatto?
Nella migliore delle ipotesi avremmo cercato di salvarci mettendo tutti gli altri in guardia!
Invece Gesù da il suo comandamento: "Amatevi come io vi ho amato"
Il comandamento "nuovo" non è l'amore ("Ama il prossimo tuo come te stesso" diceva la Legge), ma la misura dell'Amore.
E la misura non è più "se stessi", il nostro limite, le nostre capacità, ma Cristo stesso.
I discepoli non possono comprendere la portata di quella frase in quel momento.
Con il senno, e lo Spirito, di poi sì. E noi con loro.
La Chiesa oggi ci invita ad "alzare l'asticella", a cercare la misura più alta.
Questo con la consapevolezza che ciò è possibile non perchè è frutto del nostro illuminato pensiero, ma perchè ne abbiamo fatto esperienza concreta anche e sopratutto attraverso la vita di coloro che ci hanno preceduto e che ci hanno aperto "la porta della fede".
La fede in un Dio che è Padre di Misericordia.
Diceva Papa Francesco: "Non esiste Santo senza passato, né un peccatore senza futuro"
La base del nostro futuro è la fiducia nella Misericordia del Padre che guarisce tutte le ferite. Anche i tradimenti più atroci.
Gesù offre la vita perchè ne possiamo fare esperienza tutti noi. E ci chiama a fare altrettanto. Ci chiama a vivere la vita divina che era nel progetto del Padre.
Non accontentiamoci quindi delle mezze misure, nè cediamo alla mediocrità. Sarebbe la nostra condanna e Gesù ci vuole liberi e LIBERATI..sopratutto da noi stessi.
Vi abbraccio
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