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martedì 26 aprile 2016

V Domenica di Pasqua 24 Aprile 2016


«Vi do un comandamento nuovo, dice il Signore: che vi amiate a vicenda, come io ho amato voi»

(Letture bibliche: At 14, 21b-27; Sal 144; Ap 21,1-5a; Gv 13, 31-33°.34-35)




La realtà nuova che ci fa contemplare oggi la liturgia della Parola è questa circolarità d’amore che stringe in unità il Padre, il Figlio, lo Spirito e la comunità. 

“Ecco, io faccio nuove tutte le cose” è la grande speranza annunziata dal Signore che siede sul trono disegnato nel libro dell’Apocalisse; le cose di prima sono passate. 

Non la lotta e la violenza, che procurano lutti, lacrime e affanni, ma l’amore è il centro propulsore della storia. Per questo prima di patire e morire, il Signore Gesù ha lasciato ai suoi il “comandamento nuovo” che si ricapitola tutto nell’amore vicendevole, manifestazione dell’amore divino che circola tra il Padre e il Figlio, nello Spirito Santo. 

Allora sì, attraverso il meccanismo dell’amore i cristiani possono abitare quella realtà nuova presentata dalla seconda lettura: la città nuova, la Chiesa, nuova terra, nuova Gerusalemme, dimora di Dio con gli uomini. Essa non è una realtà proiettata nel futuro idealizzato, ma è già in opera nei battezzati grazie alla vittoria pasquale di Cristo. 

La realtà nuova, la Gerusalemme nuova, non è che la nuova umanità, liberata dalla schiavitù del peccato e santificata da Gesù risorto e che tuttavia non esclude dalle prove del mondo.  

La “novità” è impegno dei cristiani a far sì che la comunione tra Dio e l’umanità salvata abbia a crescere fino alla intimità più completa e profonda, quando la Gerusalemme nuova sarà in pienezza la dimora di Dio fra gli uomini e si identificherà con il corpo di Cristo giunto alla sua età perfetta e splendente di gloria.

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"Io vi do un comandamento nuovo"

Gesù lo dice ai suoi amici dopo che Giuda esce dal Cenacolo. E Gesù sa benissimo dove sta andando e perchè. E con la consapevolezza che sta per essere tradito da uno dei suoi amici cosa fa? Noi cosa avremmo fatto?

Nella migliore delle ipotesi avremmo cercato di salvarci mettendo tutti gli altri in guardia!
Invece Gesù da il suo comandamento: "Amatevi come io vi ho amato"

Il comandamento "nuovo" non è l'amore ("Ama il prossimo tuo come te stesso" diceva la Legge), ma la misura dell'Amore.

E la misura non è più "se stessi", il nostro limite, le nostre capacità, ma Cristo stesso.

I discepoli non possono comprendere la portata di quella frase in quel momento.
Con il senno, e lo Spirito, di poi sì. E noi con loro.

La Chiesa oggi ci invita ad "alzare l'asticella", a cercare la misura più alta.
Questo con la consapevolezza che ciò è possibile non perchè è frutto del nostro illuminato pensiero, ma perchè ne abbiamo fatto esperienza concreta anche e sopratutto attraverso la vita di coloro che ci hanno preceduto e che ci hanno aperto "la porta della fede".

La fede in un Dio che è Padre di Misericordia.

Diceva Papa Francesco: "Non esiste Santo senza passato, né un peccatore senza futuro"
La base del nostro futuro è la fiducia nella Misericordia del Padre che guarisce tutte le ferite. Anche i tradimenti più atroci. 

Gesù offre la vita perchè ne possiamo fare esperienza tutti noi. E ci chiama a fare altrettanto. Ci chiama a vivere la vita divina che era nel progetto del Padre.

Non accontentiamoci quindi delle mezze misure, nè cediamo alla mediocrità. Sarebbe la nostra condanna e Gesù ci vuole liberi e LIBERATI..sopratutto da noi stessi.

Vi abbraccio



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