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venerdì 8 aprile 2016

III Domenica di Pasqua 10 Aprile 2016



«Cristo è risorto, lui che ha creato il mondo,
e ha salvato gli uomini nella sua misericordia.»

(Letture bibliche: At 5,27-32.40-41; Sal 29; Ap 5,11-14; Gv 21,1-19 )


Durante questo periodo in cui il Signore appare ai discepoli, questi hanno la possibilità di riconoscere e annunziare che la salvezza viene da Dio e da Colui che è stato crocifisso e risuscitato. 

Nell’interrogatorio durante il quale gli apostoli vengono accusati di insegnare pubblicamente “nel nome” di Gesù, Pietro, a nome di tutti e forte della convinzione che lo Spirito è con lui, parla con franchezza e con forza, come testimone della risurrezione. 


Essa è una testimonianza non solo di parole ma di fatti, perché, dopo essere stati fustigati, tutti se ne vanno “lieti di essere stati oltraggiati per amore del nome di Gesù”.

La stessa testimonianza d’amore la ritroviamo sulle labbra di Pietro nel vangelo; Pietro salvato dal perdono del suo Maestro e Signore, che si getta in mare per raggiungere per primo Gesù, che ripetutamente testimonia il suo amore per Cristo e che viene costituito pastore del gregge.

Non è questo un privilegio riservato solo a Pietro o ai “pastori” ma è una missione conferita in virtù di un rapporto di fede e di amore con Cristo risorto. Questa logica vitale riguarda tutti noi cristiani che, riconoscendoci salvati, crediamo nella missione salvatrice di Cristo e perciò ci sentiamo chiamati anche noi a diventare “salvatori” con lui. 

La redenzione non è terminata nell'evento Gesù, ma continua nel tempo, nell’evento della nostra vita, quando ci apriamo alle relazioni che trasformano l’esistenza: la nostra e quella delle persone per cui ci facciamo “luogo di incontro”, gustando così la gioia e la grazia di vivere già da ora risorti con il Signore! 

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Il vangelo di questa domenica  fa parte del capitolo 21 di Giovanni. Capitolo strano, quasi una aggiunta, quasi come se si volessero tirare le somme di quella che era stata l'esperienza degli apostoli con Gesù.

E che cosa si racconta? Si racconta di una giornata di pesca finita male. Un momento: non era già successo? Sì, era già successo.

Questo perchè, come al solito, siamo bravissimi a fossilizzarci sulle nostre piccole e grandi certezze. Come se Gesù non l'avessimo mai incontrato.

"Andiamo a pescare" dice Pietro e gli altri lo seguono.
Andiamo a fare quello che sappiamo che siamo umanamente bravi a fare.
Quello in cui ci sentiamo sicuri. Il risultato è un bel buco nell'acqua.

E a quel punto Gesù si fa vedere. E ci indica dove lavorare: quel bisogno quell'esigenza, quel desiderio non espresso o espresso male.
Era lì, sotto i nostri occhi, eppure non l'abbiamo visto, non ce ne siamo curati.

Ed è in quel momento che la "pesca" riesce e nella rete ci stanno tutti (153, secondo Girolamo, erano le specie di pesci per i naturalisti dell'epoca di Gesù) e la rete non si rompe. Nessuno si perde!

Poi si torna a riva ed è bello vedere che Gesù ci ha fatto trovare il pranzo pronto! Si riprendono le forze, si mangia tutti insieme...ma resta ancora qualcosa.

Resta il dialogo cuore a cuore con Cristo in cui lui ti chiede: "Mi ami di più di tutto questo?" Quello che fai lo fai per te stesso, per la tua vanagloria, per zittire i tuoi rimorsi oppure lo fai come risposta all'amore che io ho avuto per te?

Ed è bello che Gesù utilizzi il verbo "agapao" che indica l'amore disinteressato e Pietro risponda con il verbo "filèo" che indica l'amore di amicizia. 

Ed è quando Gesù, alla fine, scende "al suo livello" che Pietro capisce che non è capace, da solo, di dare quel "magis" di cui Gesù parla. Con le sue sole forze non può rispondere come vorrebbe.

"Signore, tu sai tutto, tu sai che io ti voglio bene"

"Signore, tu mi conosci meglio di come io mi conosca. Sai cosa c'è dentro al mio cuore". E Gesù, in parole povere, gli annuncia che arriverà il momento in cui gli sarà chiesto di dare tutto e lui tutto darà. Con amore disinteressato ed oblativo.

Nel frattempo "Pasci le mie pecore". Dai loro cibo, attenzione, un luogo dove sentirsi "a casa". Io te le ho affidate. 

Sarà questo amore pieno di responsabilità, di fatica, costruito con un "cuore a cuore" continuo che ti insegnerà a dare tutto. Così come ha fatto Gesù.

E che questo non sia un optional lo capiamo dalla prima lettura: Gesù continua a fare paura e fa paura sopratutto vedere che gente come Pietro e Giovanni che insegnano nel Suo nome con "parresìa" ovvero con sincera e franca libertà.

Solo chi non ha paura può parlare così e solo chi si sente amato dell'amore di Cristo Risorto può liberarsi di questa paura.

Cresciamo insieme quindi nella confidenza con Gesù Risorto e saremo invincibili.

Vi abbraccio,


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