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sabato 14 novembre 2015

Chiamati ad amare nella vita interiore (riunione 14 Novembre 2015)


CHIAMATI AD AMARE
NELLA VITA INTERIORE

La vita di Gesù a Nazaret

Passi: Lc 2,39-52

Giaculatoria: “Beato chi abita la tua casa, Signore”

Nel quarto giorno dello schema mariano liturgico - che ci presenta “Maria, fidanzata e sposa di Giuseppe” - vi è una parte dedicata anche a Gesù, bambino, giovane e, infine, adulto, che cresce nella casa dei suoi genitori a Nazareth.
Perché fare una scelta del genere? Vediamolo insieme.

Gesù è figlio: come fa qualsiasi bambino, Gesù osserva i suoi genitori, scopre il rapporto che li lega e ne stabilisce con loro uno analogo basato sul servizio (ci immaginiamo Gesù che collabora la madre in casa e che sostiene il padre e ne apprende il mestiere) e sull’amore spirituale.

Ecco perché l’Evangelista scrive “stava loro sottomesso”: la sottomissione non è schiavitù, non è prigionia, ma è l’amore vissuto attraverso il servizio. È l’amore universale, di chi compie sempre il primo passo verso l’altro, di chi ama così tanto i propri cari da donarsi quanto più può senza aspettarsi nulla in cambio.

Poi aggiunge: “e Gesù cresceva in sapienza, età e grazia”:


SAPIENZA (Sofía - Sofìa):
essere sapienti implica due obiettivi semplici ma importanti che tutti possiamo raggiungere; conoscere un argomento così bene da poterne parlare come se fosse una parte della nostra vita, e diventare abili nel mettere in pratica le conoscenze apprese. Ecco perché Gesù impara a leggere e comprendere la Torah e diventa un Rabbì, cioè un maestro che può leggere in sinagoga e spiegare il testo sacro.
Ci insegna, così, che crescere imparando vuol dire possedere le conoscenze e acquisire le abilità.

ETÀ (Hlikía - Helikìa):
l’età non è solo una candelina in più sulla nostra torta: crescere in età significa maturare, ricordando come si è agito in passato e imparando dalle proprie esperienze. Gesù cresce e fa progressi così come accade a noi, nel tempo.
Egli ci insegna che la vita trascorsa in famiglia non è tempo sprecato, ma un tempo offerto a Dio per donare ai propri cari i frutti della propria crescita.

GRAZIA (Cárij - Chàris):
la grazia è quella qualità che ci rende graditi agli occhi degli altri; possiamo definirla con il concetto di “bellezza interiore”, quella bellezza, cioè, che le persone notano quando ci rapportiamo con loro. Gesù cresce esercitandosi a suscitare gratitudine nei confronti dei suoi genitori.
E ci insegna che, prima di ogni altra cosa, bisogna crescere nell’amore.

Ragazzi, la crescita di Gesù nella famiglia di Nazaret è per noi un dono enorme, attraverso il quale possiamo avere la grazia di vedere con uno sguardo nuovo: adesso per noi la famiglia di Nazareth è il modello della nostra stessa famiglia - ed essa ne è la sua trasparenza - in cui maternità e paternità sono vissuti come offerta d’amore.

In questo senso, la comunità, la Chiesa, se vissuta come un’occasione per crescere insieme, diventa il luogo di verifica dell’amore verso Dio che porterà ad agire all’esterno e il luogo di verifica dell’amore verso l’altro che si deve accettare come dono

Ecco, adesso possiamo parlare di vita interiore: è il nostro nido custodito affettuosamente da Dio che ce lo ha donato. È la Chiesa, nelle sue diverse realtà: la famiglia, la parrocchia, la comunità ecc. In ognuna di queste realtà, possiamo sperimentare davvero il duplice dono della maternità e della paternità: come dono di Dio per noi, che siamo figli, e come dono personale per gli altri, perché noi stessi abbiamo il compito di far crescere chi ci sta accanto in Sapienza, Età e Grazia, che è Fede, Speranza e Carità, che è Povertà, Castità e Obbedienza.



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