CHIAMATI AD AMARE
NELLA VITA INTERIORE
La vita di Gesù a Nazaret
Passi: Lc 2,39-52
Giaculatoria: “Beato chi abita la tua casa, Signore”
Nel quarto giorno dello schema
mariano liturgico - che ci presenta “Maria, fidanzata e sposa di Giuseppe”
- vi è una parte dedicata anche a Gesù, bambino, giovane e, infine, adulto, che
cresce nella casa dei suoi genitori a Nazareth.
Perché fare una scelta del
genere? Vediamolo insieme.
Gesù è figlio: come fa qualsiasi bambino, Gesù osserva i suoi
genitori, scopre il rapporto che li lega e ne stabilisce con loro uno analogo basato
sul servizio (ci immaginiamo Gesù che collabora la madre in casa e che
sostiene il padre e ne apprende il mestiere) e sull’amore spirituale.
Ecco perché l’Evangelista
scrive “stava loro sottomesso”: la sottomissione non è schiavitù,
non è prigionia, ma è l’amore vissuto attraverso il servizio. È l’amore
universale, di chi compie sempre il primo passo verso l’altro, di chi ama
così tanto i propri cari da donarsi quanto più può senza aspettarsi nulla in
cambio.
Poi aggiunge: “e Gesù cresceva in sapienza, età e grazia”:
SAPIENZA (Sofía
- Sofìa):
essere
sapienti implica due obiettivi semplici ma importanti che tutti possiamo
raggiungere; conoscere un argomento così bene da poterne parlare come se fosse
una parte della nostra vita, e diventare abili nel mettere in pratica le
conoscenze apprese. Ecco perché Gesù impara a leggere e comprendere la Torah
e diventa un Rabbì, cioè un maestro che può leggere in sinagoga e
spiegare il testo sacro.
Ci insegna,
così, che crescere imparando vuol dire possedere le conoscenze e acquisire le
abilità.
ETÀ (Hlikía
- Helikìa):
l’età non è
solo una candelina in più sulla nostra torta: crescere in età significa
maturare, ricordando come si è agito in passato e imparando dalle proprie
esperienze. Gesù cresce e fa progressi così come accade a noi, nel tempo.
Egli ci
insegna che la vita trascorsa in famiglia non è tempo sprecato, ma un tempo
offerto a Dio per donare ai propri cari i frutti della propria crescita.
GRAZIA (Cárij - Chàris):
la grazia è quella qualità che
ci rende graditi agli occhi degli altri; possiamo definirla con il concetto di
“bellezza interiore”, quella bellezza, cioè, che le persone notano quando ci
rapportiamo con loro. Gesù cresce esercitandosi a suscitare gratitudine nei
confronti dei suoi genitori.
E ci insegna che, prima di
ogni altra cosa, bisogna crescere nell’amore.
Ragazzi, la crescita di Gesù nella famiglia di Nazaret è per
noi un dono enorme, attraverso il quale possiamo avere la grazia di
vedere con uno sguardo nuovo: adesso per noi la famiglia di Nazareth è il
modello della nostra stessa famiglia - ed essa ne è la sua trasparenza -
in cui maternità e paternità sono vissuti come offerta d’amore.
In questo senso, la comunità, la Chiesa, se vissuta come
un’occasione per crescere insieme, diventa il luogo di verifica
dell’amore verso Dio che porterà ad agire all’esterno e il luogo di verifica
dell’amore verso l’altro che si deve accettare come dono.
Ecco, adesso possiamo parlare di vita interiore: è il
nostro nido custodito affettuosamente da Dio che ce lo ha donato. È la Chiesa,
nelle sue diverse realtà: la famiglia, la parrocchia, la comunità ecc. In
ognuna di queste realtà, possiamo sperimentare davvero il duplice dono della maternità
e della paternità: come dono di Dio per noi, che siamo figli, e come
dono personale per gli altri, perché noi stessi abbiamo il compito di far
crescere chi ci sta accanto in Sapienza, Età e Grazia, che è Fede, Speranza e
Carità, che è Povertà, Castità e Obbedienza.
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