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giovedì 15 ottobre 2015

"Ho sete", Gesù ci chiama! (Riunione 26 settembre 2015)

Cari giovani,

oggi non è solo l’inizio di un nuovo anno sociale: ormai siamo abituati a rinchiudere la nostra vita in tanti momenti che hanno un inizio e una fine, e che rischiano di trovarsi imprigionati non solo nel tempo, ma anche nello spazio: la mattina a scuola, il pomeriggio i compiti a casa, il fine settimana di svago, la riunione il sabato pomeriggio ai Martiri Inglesi, l’esperienza comunitaria in estate ecc.

Oggi, invece, è un’occasione per vivere un tempo privilegiato, un tempo legato sì ai vincoli cronologici, ma che noi scegliamo di vivere come un tempo di eternità: il kairòs, un tempo di grazia, il tempo di Dio.


Esercitiamoci, quindi, a vivere questo primo appuntamento insieme - così come gli altri che verranno nel corso dell’anno - distaccandoci da tutto quello che di terreno ci circonda e lasciamoci, invece, avvolgere dall’amore e dalla tenerezza di Gesù e di Maria, ascoltando e gustando le cose che suggeriscono ai nostri cuori, docili al progetto d’amore che Dio ha per noi, arricchendoci a vicenda dei doni che riceviamo.

I nostri incontri, quindi, non possono che essere uno stimolo per una gioia sana, in cui la felicità dei nostri cuori è la prima cosa che traspare. Dice Gesù, “Dove due o tre sono riuniti nel mio nome, lì ci sono io”: Lui ci vuole vicini a sé non per vederci tristi, stanchi o mogi ma forti, vigorosi e felici.


Dal Vangelo secondo Giovanni (19,28-30)

Dopo questo, Gesù, sapendo che ogni cosa era stata ormai compiuta, disse per adempiere la Scrittura: «Ho sete». Vi era lì un vaso pieno d'aceto; posero perciò una spugna imbevuta di aceto in cima a una canna e gliela accostarono alla bocca. E dopo aver ricevuto l'aceto, Gesù disse: «Tutto è compiuto!». E, chinato il capo, spirò.


Dall'Angelus di papa Giovanni Paolo II di domenica 7 settembre 1997

«Mi è caro, in questo momento di preghiera, ricordare la cara sorella, Madre Teresa di Calcutta... Missionaria della Carità. La sua missione cominciava ogni giorno, prima dell'alba, davanti all'Eucarestia. Nel silenzio della contemplazione, Madre Teresa di Calcutta sentiva risuonare il grido di Gesù sulla croce: "Ho sete". Questo grido, raccolto nel profondo del cuore, la spingeva sulle strade di Calcutta e di tutte le periferie del mondo, alla ricerca di Gesù nel povero, nell'abbandonato, nel moribondo. Carissimi Fratelli e Sorelle, questa Suora universalmente riconosciuta come Madre dei poveri, lascia un esempio eloquente per tutti, credenti e non credenti. Ci lascia la testimonianza dell'amore di Dio che, da lei accolto, ne ha trasformato la vita in un dono totale ai fratelli. Ci lascia la testimonianza della contemplazione che diventa amore, e dell'amore che diventa contemplazione».


Io la ricordo così…

Tornando da Oslo, Madre Teresa fece tappa a Roma. Giunta sul luogo non si sottrasse ai giornalisti, ma li accolse come figli. I giornalisti furono generosi in foto e domande; una domanda fu un po' birichina: «Madre, lei ha settanta anni! Quando lei morirà, il mondo sarà come prima. Che cosa è cambiato dopo tanta fatica?» Madre Teresa avrebbe potuto reagire con un po' di santo sdegno e invece fece un sorriso luminoso, come se le avessero dato un bacio affettuosissimo. E aggiunse: «Vede, io non ho mai pensato di poter cambiare il mondo! Ho cercato soltanto di essere una goccia di acqua pulita, nella quale potesse brillare l'amore di Dio. Le pare poco?».

Il giornalista non riuscì a rispondere, mentre attorno alla Madre si era creato il silenzio dell'ascolto e dell’emozione. Madre Teresa riprese la parola e chiese al giornalista "sfacciatello": «Cerchi di essere anche lei una goccia pulita e così saremo in due. È sposato?». «Sì, Madre». «Lo dica anche a sua moglie e così saremo in tre. Ha dei figli?». «Tre figli, Madre». «Lo dica anche ai suoi figli e così saremo in sei …».

Non c'era bisogno di aggiungere altro: Madre Teresa aveva detto chiaramente che ognuno di noi ha in mano un piccolo, ma indispensabile capitale d'amore; è questo personale capitale d'amore che dobbiamo preoccuparci di investire: il resto è divagazione inutile o polemica sterile o maschera di disimpegno.
Angelo Comastri


Bene, ora tocca a noi! L’invito di Madre Teresa è chiaro: Gesù ci chiede di fare della nostra vita qualcosa di grande; Lui ci accompagna in questo cammino, ma i protagonisti siamo noi. Ogni nostra decisione, le scelte che facciamo ogni giorno per la nostra vita, sono le nostre ali, sono la nostra libertà davanti a Dio e, con Gesù al nostro fianco, Dio stesso diventa la nostra libertà.

Domanda: ricordando quello che ciascuno di noi ha vissuto all’esperienza comunitaria, perché siamo qui oggi? Perché siamo venuti a quest’incontro? Perché verremo ai prossimi?

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