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martedì 1 novembre 2016

Solennità di Tutti i Santi 1 Novembre 2016



«Venite a me, vi tutti che siete affaticati ed oppressi 
ed io vi darò ristoro»

(Letture bibliche: Ap 7,2-4.9-14; Sal 23; 1Gv 3,1-3 ;Mt 5,1-12)

La Liturgia di oggi ci ricorda quello a cui siamo chiamati, lo scopo per cui siamo stati creati e, in definitiva, il modo per poter essere felici.

E questo il significato principale di quel "beati" che usa Gesù. E chi di noi non vuole essere felice? Gesù però non ha intenzione di prenderci in giro, quindi non ci indora la pillola.
Infatti chiama "felici" categorie come gli afflitti, i perseguitati a causa della giustizia, i miti e i misericordiosi. Sembrerebbe una contraddizione: nessuno di noi vorrebbe mai essere afflitto o perseguitato. Poi figuriamoci se parliamo di "mitezza" in un mondo dove vince il prepotente o di misericordia in una società pronta a scannare il prossimo al minimo errore in nome di una pretesa "giustizia".

Eppure Gesù parla di felicità per loro e la Prima Lettura parla  di "quelli che vengono dalla grande tribolazione e che hanno lavato le loro vesti, rendendole candide nel sangue dell’Agnello" cioè di tutti coloro che, per rimanere fedeli al proprio incontro con Cristo, hanno dato la vita.

Pensiamo a tutti i santi del calendario. Se andiamo a leggere la loro vita è piena di piccole e grandi sofferenze per amore di Cristo. E allora, come la mettiamo?

Beh, basta ricordarsi di tutte le volte che ci siamo spesi per qualcosa che ritenevamo importate, fondamentale. Di tutte le volte che, per il bene che volevamo a qualcuno, abbiamo accettato anche le incomprensioni.

Oppure, più semplicemente, basta pensare al bene che ci hanno voluto e a tutte le volte che abbiamo risposto poco e male. E nonostante questo ancora siamo voluti bene!
Pensiamo ancora a tutte le persone che abbiamo incontrato e che con la loro vita ci hanno fatto incontrare Gesù Incarnato. Pensiamo a tutte le volte che non ci siamo accorti dei loro piccoli gesti, delle loro parole, dei loro sacrifici per noi.
Queste persone hanno manifestato la santità e adesso sono eternamente felici e possiamo chiedere il loro aiuto (come l'aiuto di tutta la nostra famiglia in cielo) per rendere piena la nostra vita come loro hanno reso piena la loro.

Per noi cristiani la felicità è la comunione con il Padre, la conformazione con Cristo e la docilità allo Spirito Santo. Questo vale per tutti.  Il concilio Vaticano II ha ribadito solennemente la chiamata universale alla santità. Quindi non è un optional. 
Sarebbe come dire che è un optional essere felici!

Dice Benedetto XVI

Di nuovo il Concilio Vaticano II  ci dice che la santità cristiana non è altro che la carità pienamente vissuta. “«Dio è amore; chi rimane nell’amore rimane in Dio e Dio rimane in lui» (1Gv 4,16). Ora, Dio ha largamente diffuso il suo amore nei nostri cuori per mezzo dello Spirito Santo, che ci fu dato (cfr Rm 5,5); perciò il dono primo e più necessario è la carità, con la quale amiamo Dio sopra ogni cosa e il prossimo per amore di Lui.

 Ma perché la carità, come un buon seme, cresca nell’anima e vi fruttifichi, ogni fedele deve ascoltare volentieri la parola di Dio e, con l’aiuto della sua grazia, compiere con le opere la sua volontà, partecipare frequentemente ai sacramenti, soprattutto all’Eucaristia e alla santa liturgia; applicarsi costantemente alla preghiera, all’abnegazione di se stesso, al servizio attivo dei fratelli e all’esercizio di ogni virtù.

 La carità infatti, vincolo della perfezione e compimento della legge (cfr Col 3,14; Rm 13,10), dirige tutti i mezzi di santificazione, dà loro forma e li conduce al loro fine. Forse anche questo linguaggio del Concilio Vaticano II per noi è ancora un po’ troppo solenne, forse dobbiamo dire le cose in modo ancora più semplice. Che cosa è essenziale? Essenziale è non lasciare mai una domenica  senza un incontro con il Cristo Risorto nell’Eucaristia; questo non è un peso aggiunto, ma è luce per tutta la settimana. 

Non cominciare e non finire mai un giorno senza almeno un breve contatto con Dio. 

Aiutiamoci quindi l'un l'altro nel cammino della nostra vita, perchè è in questa vita che si costruisce l'altra fino a che, come ci dice San Giovanni,  Lo vedremo così come egli è.
E Dio Padre voglia che possiamo godere del suo abbraccio per l'eternità,

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