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venerdì 18 novembre 2016

Solennità di Nostro Signore Gesù Cristo Re dell'Universo 20 Novembre 2016


«Benedetto colui che viene nel nome del Signore!
Benedetto il Regno che viene, del nostro 
padre Davide!»

(Letture bibliche: 2Sam 5,1-3; Sal 121; Col 1,12-20 ; Lc 23, 35-43)



L'anno liturgico si conclude e lo fa ricordandoci verso Chi andiamo.
Domenica scorsa il vangelo invitava i cristiani ad essere testimoni della fede sino alla fine, perché "con la vostra perseveranza salverete la vostra vita". 
Oggi dice che cosa significhi "salvare la vita", ossia qual è la sorte di chi persevera. 

Si celebra Cristo Re: come nell'abside di alcune antiche cattedrali, così la maestosa immagine del Re si staglia all'orizzonte dei fedeli; è la meta cui tendere se si vuole dare un senso e uno scopo all'esistenza, cioè se si vuole, appunto, salvare la propria vita.

E già qui una domanda mi sorge spontanea:"C'è qualcosa da salvare nella mia vita?"
Non è una domanda retorica. Ci sono molte persone che vivono come se niente valesse la pena si essere salvato. E noi? Cosa c'è che vorremmo "si salvasse" della nostra vita?
Anche solo prenderne coscienza è preziosissimo e questo per un motivo molto semplice.

Perchè sei pronto a spenderti completamente solo per ciò che tu vuoi che sia salvato.
Per Gesù questo motivo siamo noi.

Il Vangelo di oggi ci spiega la verità più grande e più bella: che l'unico vero potere è quello di dare la vita. Gesù è Re proprio perchè la sua vita la dona. E questa è Grazia.

Badate bene: non è la grazia di un sovrano illuminato che alza lo scettro seduto sul suo trono in mezzo ad una corte che lo omaggia. E' la Grazia di uno Re inchiodato su una croce (e quindi bloccato) che viene preso in giro dai presenti. 

E qui c'è un'altra considerazione da fare. Pesante, ma necessaria.

Gesù non salva tutti e due i ladroni. Gesù salva chi umilmente comprende che, accanto a lui, c'è qualcuno che soffre il suo stesso supplizio immeritatamente. Lui è cosciente di "essersela andata a cercare", di aver buttato la sua vita. Arrivato al fondo, non chiede mirabolanti effetti speciali: chiede di essere ricordato, riposto nel cuore di Dio, nell'abbraccio del Padre.

E Gesù lo grazia. E la grazia consiste nel "stare con lui in Paradiso". Nel vivere la Sua vita.

Diceva S.Agostino: "Dio, che ti ha creato senza di te, non può salvarti senza di te"
In questo meraviglioso inno alla libertà c'è un messaggio importante e insieme terribile: C'è chi non si salva perchè non vuole essere salvato.
Perchè ritiene di non averne bisogno o pensa di essere dalla parte della ragione o, peggio ancora, non vuole "avere debiti" con nessuno.

La salvezza non è scontata perchè non è scontata la nostra volontà di salvarci.

Di fronte a tutto questo, alle nostre eterne contraddizioni, la Liturgia ci invita a guardare Cristo crocifisso. E' un Re che soffre lo stesso supplizio di chi grazia. 
Ci invita a metterci nei panni del Ladrone pentito e sentire il suo stesso desiderio.

Ci invita a fare come il popolo di Israele che riconosce come suo capo Davide capendo che l'autorità non si basa sulla "nomina", ma sul servizio che si compie umilmente tutti i giorni.

Ci invita, con le parole di Paolo a "ringraziare con gioia il Padre che ci ha resi capaci di partecipare alla sorte dei santi nella luce."

La Liturgia di oggi ci invita alla Fede, alla Speranza e alla Carità. Doni che solo Dio ci può dare. Allora chiediamoli per noi stessi e chi ci sta accanto.
Vi abbraccio,

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