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venerdì 22 luglio 2016

XVII Domenica del tempo Ordinario 24 luglio 2016

   


  Avete ricevuto lo Spirito che rende figli adottivi,      per mezzo del quale gridiamo; Abbà! Padre!»

(Letture bibliche: Gn 18, 20-32; Sal 137; Col 2, 12-14; Lc 11, 1-13)

La preghiera, nella sua definizione più universale e condivisa da ogni religione, è dialogo con Dio. Però mettere l’uomo in dialogo con Dio può essere un rischio. 



L’uomo nella preghiera può snaturare se stesso e Dio. Può riprodurre Dio a un suo bene di consumo, a un facile rimedio alle proprie insufficienze e alle proprie pigrizie. E può ridurre se stesso a un essere che scarica le proprie responsabilità su un altro. In Israele, che vive in un regime di fede, è salvata la verità del rapporto dell’uomo con Dio, la verità della preghiera. Un uomo vivo, un uomo vero, incontra il Dio vivo e vero

Una libertà sta di fronte alla Libertà. La preghiera è legata essenzialmente alla fede. 

Una libera risposta al Dio che si rivela e che parla, un’azione di grazie per i grandi eventi che Dio compie per il suo popolo. La preghiera è perciò prima risposta che domanda, è luogo in cui l’uomo resta se stesso e Dio resta Dio in un autentico dialogo d’amore, un dialogo in cui entra la vita, la storia.

E questo rapporto si vive all’ interno dell’esistenza, nella fitta trama dei rapporti con le persone; la preghiera è un fatto vitale oltre che verbale. E nel momento in cui la preghiera è veramente quella di Figlio adottivo, inserito in Gesù e nella Chiesa per mezzo del Battesimo, il cristiano ha la certezza di essere esaudito: 

«chiedete e vi sarà dato, cercate e troverete, bussate e vi sarà aperto. Perché chi chiede ottiene, chi cerca trova, e a chi bussa sarà aperto».
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La Liturgia di oggi ci parla della preghiera, ovvero di quel misterioso colloquio con Dio che decidiamo, in libertà, di intraprendere e ci invita ad un atteggiamento di fiducia filiale.

Il Vangelo ci proclama la preghiera che ci ha insegnato Gesù ed è bello che questo nasca da un desiderio degli apostoli. Sono infatti gli apostoli che prendono l'iniziativa e chiedono a Gesù di "insegnare loro a pregare" e lo fanno perchè evidentemente, e il testo lo dice, lo vedono pregare spesso e intuiscono qualcosa di speciale, che prima non c'era.

La risposta di Gesù è il Padre Nostro.
Spesso si dice che, in preghiera, non si dovrebbe solo chiedere...eppure il Padre Nostro è tutta una preghiera di richiesta. Ma c'è modo e modo di chiedere. Vediamolo insieme.

Padre nostro
Dio vuole essere chiamato con il suo nome. E il suo nome è Padre. E' con questo appellativo che Gesù ci insegna ad invocarlo.
che sei nei cieli
Se Dio è padre allora il cielo è casa nostra. Chiediamo quindi che le nostre azioni e i nostri pensieri abbiano una dimensione di eternità.
sia santificato il tuo Nome
ovvero che "tutti ti conoscano per chi veramente sei"
Venga il Tuo Regno
Dove il il più grande è colui che sa guardare l'altro come un fratello e non come un nemico e quindi lo serve con frutti di opere buone.
sia fatta la tua volontà
Dio ha stabilito che l'uomo giusto sia simile a Gesù e la sua volontà è che ci amiamo gli uni gli altri come egli ci ha amati, che stabiliamo rapporti di pace, di giustizia, di carità.
Dacci oggi il nostro pane quotidiano
non chiediamo solo il pane fisico, ma anche il "pane" della Parola di Dio e del Corpo di Cristo che tutti ci unisce nella condivisione e nell'amicizia.
rimetti a noi i nostri debiti come noi li rimettiamo ai nostri debitori
Le mancanze verso l'Amore non si possono cancellare se non con un sovrappiù di Amore.
Non è solo "coprire un buco"...è riempirlo di Grazia immeritata. Questo ha fatto Gesù con noi e questo chiediamo di fare.
e non ci indurre in( non abbandonarci nella) tentazione
Un buon Padre non è colui che spiana la strada al figlio togliendogli gli ostacoli o che, peggio ancora, gli vieta di uscire, ma colui che sta vicino al figlio mentre cammina.
Gli chiediamo quindi di sentire la sua vicinanza.
ma liberaci dal male (o dal maligno)
Anche Gesù è stato tentato e sa quali sotterfugi il nemico della natura umana è capace di escogitare. Ecco perchè ci insegna a chiedere a Dio Padre di tenercelo lontano.

Come vedete quindi si può chiedere. Si può e si deve chiedere.
L'importante è che ci si rivolga come un figlio al Padre...con la stessa fiducia. 
La Liturgia di oggi ci aiuta a cancellare da una parte la falsa immagine del Dio Bancomat (che elargisce quello che vogliamo quando vogliamo), ma anche del Dio Signore Supremo che si fa i cavoli suoi. La prima lettura ce lo racconta bene. Così come ci racconta l'importanza del pregare per gli altri.

Dio Padre non ci ha fatti per essere menefreghisti e coltivarci il nostro orticello, ma ci ha dato occhi, orecchie e cuore per ascoltare, vedere e accogliere "gioie, speranze, tristezze ed angosce" di chi ci sta intorno. Per donarle a Dio Padre e far nascere frutti di bene...anche attraverso di noi.

Vi abbraccio.




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