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venerdì 1 luglio 2016

XIV Domenica del Tempo Ordinario 3 Luglio 2016




«La pace di Cristo regni nei vostri cuori;
la parola di Cristo abiti tra voi 
nella sua ricchezza.»

(Letture bibliche: Isaia 66 ,10-14; Sal 65, Gal 6, 14-18; Lc 10,1-12.17-20)


Cristo chiama per mandare. 

L’essere discepolo di Gesù non è un privilegio per sé, ma un servizio per il Regno di Dio. 
Gesù manda i suoi discepoli per annunciare che il regno di Dio è vicino. 

E tuttavia la contraddizione: ad un messaggio di gioia viene contrapposto il contesto storico nel quale il discepolo è chiamato ad evangelizzare. Il discepolo, lo dice il Vangelo, è come un “agnello in mezzo ai lupi”: non c’è missione senza persecuzione, senza sofferenza, senza croce. 

Ma la croce, come afferma Paolo nella seconda lettura, è la “gloria” del missionario e di ogni cristiano perché lo pone in una esistenza nuova. La croce per il regno di Dio, accettata con amore, è il segno della vittoria sul male e sulla morte.
Per il cristiano la certezza della sua risurrezione riposa nel fatto che egli è crocifisso dalla prova e dalla contestazione. Alla logica del mondo vecchio si oppone la logica di Dio

E se questa situazione è motivo di turbamento per il cristiano, consapevole che il messaggio della salvezza, acquisito in Gesù Cristo, non può ridursi ad un ideale morale di fraternità universale, esso non deve far altro che rimanere fedele al Signore, al suo messaggio e al suo stile d’annuncio, pur se non è assicurato il successo. 
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La Liturgia di questa settimana è strettamente legata a quella della settimana scorsa.

SE Gesù era stato molto chiaro sull'atteggiamento d'animo che doveva avere chi decideva di seguirLo, lo è altrettanto per chi Lui decide di mandare.

Sì, perchè Gesù decide di far fare a 72 persone (72 nel mondo antico era il numero delle popolazioni del mondo) l'Esperienza di testimoniarlo. 

E già qua ci sarebbe tanto da riflettere. Gesù non punta sul suo "carisma" (e sarebbe l'unico che avrebbe ragione a farlo), punta sul messaggio e sullo stile il quale non si impara in un corso di formazione, ma in una costante, paziente, amicizia e confidenza con Lui.

E lo stile lo abbiamo visto: partire senza umane pianificazioni, senza "piani quinquennali", programmi pastorali, senza preconcetti o paletti mentali.

Già il fatto che "si vada a 2 a 2"  presuppone l'apertura all'altro, la coscienza di potersi trovare in disaccordo e il bisogno del confronto per trovare soluzioni condivise.

Con Gesù non esistono "battitori liberi"!

Quel "Non passate da una casa all’altra" con l'indicazione di mangiare e bere ciò che viene loro offerto mostra chiaramente la passione che Gesù aveva per la vita delle persone che incontrava. Passione che chiede anche a noi. Gesù non vuole superficialità.

Stare in una casa sola presupponeva la confidenza con le persone di quella casa, con le loro storie (magari quelle che si raccontano a tavola), speranze e sofferenze. Sofferenze che loro erano chiamati ad accogliere.

Insieme a tutto questo Gesù, sempre chiaro, annuncia anche che ci saranno incomprensioni, porte sbattute in faccia, pregiudizi e violenze.
D'altronde "un servo non  più grande del suo padrone".

Su tutto questo c'è un grande promessa di bene, di bellezza e di felicità (come Isaia profetizza nella Prima Lettura) per tutti.

La messe è molta, ma gli operai sono pochi.

Proviamo a prendere questa frase per quella che è, senza cadere nel trabocchetto satanico della lamentazione continua ("non ci sono più vocazioni").

La messe è molta
C'è una moltitudine di persone che aspetta di dare senso (anzi il senso) al proprio desiderio di felicità, di amare e sentirsi amati per sempre di un amore vero, pieno, sensibile, rispettoso e forte. Che aspetta di dare senso alle proprie sofferenze.

Dire che "la messe è molta" è uno schiaffo in faccia a tutti coloro (compresi noi) che si lamentano di tutto e di tutti, che dicono che il mondo è marcio, brutto, sporco e cattivo....tranne noi. 
Invece, come dice S.Ignazio, bisogna "cercare e trovare Dio in ogni cosa"

Gesù infatti conosce il cuore dell'uomo, conosce la sua vocazione alla santità, ovvero all'amicizia con Dio

Gli operai sono pochi
Gesù conosce anche  la nostra continua tentazione a far tutto da soli e a farci "Dio di noi stessi", la nostra indecisione a lasciarci amare e mandare da Lui.

Questo perchè spesso non riusciamo a vedere oltre al nostro naso, cercando solo risultati a breve scadenza. Gesù invita a guardare oltre, a guardare con gli occhi del Padre e a vedere non tanto "satana che sprofonda", ma i nostri nomi scritti in cielo.

Tutto quello che facciamo, sentiamo, soffriamo, nel Suo nome non andrà perduto, mai.
Vi abbraccio,

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