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venerdì 27 maggio 2016

Santissimi Corpo e Sangue di Cristo 29 Maggio 2016


«Io sono il pane vivo, disceso dal cielo, dice il Signore, se uno mangia di questo pane vivrà 
in eterno»

(Letture bibliche: Gn 14, 18-20; Sal 109; 1Cor 11, 23-26; Lc 9, 11-17)



La scorsa settimana abbiamo celebrato la solennità della SS. Trinità, un vero e proprio atto di fede, per noi che abbiamo bisogno di toccare e vedere per credere. La Chiesa allora, prontamente, risponde al bisogno dei suoi fedeli, celebrando la solennità del Corpo e Sangue di Gesù. 

Oggi è la festa dell’Eucaristia, luogo di incontro tra noi e il Signore. «Ogni volta infatti che mangiate di questo pane e bevete di questo calice, voi annunziate la morte del Signore finché egli venga», ricorda l’apostolo Paolo nella seconda lettura e ci aiuta a vivere la messa non come un festino, un banchetto umano, nel quale ci si riunisce per festeggiare e condividere la propria intimità; adesso, alla luce della Risurrezione e nella prospettiva del ritorno di Cristo, la Cena è vero e proprio “memoriale” (non semplice memoria) della morte del Signore e “promessa” di partecipazione alla gloriosa risurrezione finale. 

Ma attenzione: non va mai dimenticato che la “fame degli uomini” non è fame di solo pane, ma principalmente “fame di Dio”; ecco perché nel Vangelo Gesù dice ai Dodici: «Dategli voi stessi da mangiare». 

Gesù non sta dicendo altro, a loro come a noi oggi, di farci cibo spirituale per le persone che incontriamo, che hanno fame e sete di Dio ma che non hanno strumenti per accostarsi a questo misterioso banchetto, se non soltanto la nostra parola che è degna di fiducia perché noi per primi l’abbiamo sperimentato.
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La Liturgia di oggi ci invita ad entrare nel mistero di quel pane che "cambia sostanza" e diventa carne, di quel vino che "cambia sostanza" e diventa sangue.

"Cambia sostanza" ovvero non è più lo stesso, ma diventa Gesù nella sua totalità.
Quante volte si tende a banalizzare questa cosa.
Quante volte si tende a farne una questione accademica, solo per gli addetti ai lavori.

Eppure sta lì tutta la bellezza del Dio in cui crediamo. Nel fatto che abbia scelto di farsi cibo e compagno visibile nel viaggio della nostra vita fino alla fine del mondo.
Nel fatto che sia così indissolubilmente legato all'offerta così come prefigurato da Melchisedech, questo personaggio così misterioso che, in un libro come la Genesi dove ci sono genealogie su genealogie, compare un attimo nella vita di Abram e poi se ne va.

Giusto il tempo di offrire pane e vino al Dio Altissimo(quando erano gli animali che si sacrificavano) e benedire Abram.

L'offerta di Melchisedech diventa ora corpo spezzato e sangue versato.
Diventa l'offerta della vita. Tutta. Preghiere, azioni, gioie e sofferenze.
Niente vale così poco da non poter essere donato.

Così come ci viene proclamato nel Vangelo bastano cinque pani e due pesci per sfamare cinquemila uomini. E non bisogna pensare che Gesù abbia fatto il prestigiatore e fatto comparire una montagna di pane! Molto più semplicemente li ha benedetti, li dati ai discepoli e questi, mettendo mano nella sporta, la trovavano sempre piena.

Quella benedizione, quel pane, passò nelle loro mani facendo entrare il divino nell'umano.

Allo stesso modo noi che mangiamo quel pane fatto di farina (tanti chicchi di grano macinati) e acqua (che è la nostra umanità) che diventa Corpo di Cristo ci nutriamo della natura Divina del Signore Gesù. 

Ed è questa natura divina che dobbiamo far conoscere a chi ci circonda e lo dobbiamo fare nel modo di Gesù: facendoci presenza amorevole e misericordiosa per tutti.

Così ieri ha detto Papa Francesco:

"Quante mamme, quanti papà, insieme con il pane quotidiano, tagliato sulla mensa di casa, hanno spezzato il loro cuore per far crescere i figli, e farli crescere bene! Quanti cristiani, come cittadini responsabili, hanno spezzato la propria vita per difendere la dignità di tutti, specialmente dei più poveri, emarginati e discriminati! Dove trovano la forza per fare tutto questo? Proprio nell’Eucaristia: nella potenza d’amore del Signore risorto, che anche oggi spezza il pane per noi e ripete: «Fate questo in memoria di me»


Facciamo memoria di tutti coloro che "si sono spezzati" per noi, per farci conoscere nella carne la felicità di Dio e seguiamo il loro esempio.

Vi lascio con l'inno Lauda Sion, scritto da Tommaso d'Aquino, che in questa solennità si canta. Lasciatevi portare dalla melodia semplice e pulita del gregoriano che esalta tutta la bellezza e la profondità del testo.
Vi abbraccio

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