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sabato 20 ottobre 2018

XIX Domenica del Tempo Ordinario Anno B


«Il Figlio dell’uomo è venuto per servire 
e dare la propria vita in riscatto per molti.»


(Letture bibliche:Is 53,10-11; Salmo 32; Eb 4, 14-16; Mc 10,35-45)


Com'è che si dice di uno che non capisce qualcosa neanche se gliela spieghi cento volte? Ah, che "è di coccio". Beh, nel Vangelo di oggi Giacomo e Giovanni sono proprio l'emblema di questo modo di dire.  Gesù aveva già messo in chiaro cosa fosse "il potere", eppure loro continuano. Non solo sono di coccio, sono proprio impuniti!

Vogliono stare "alla destra ed alla sinistra" di Gesù. Nientemeno!

mercoledì 17 ottobre 2018

YOUR NAME. di Makoto Shinkai (2016)



Giappone 2010. Nel piccolo paese rurale di Itomori vive Mitsuha Miyamizu, studentessa delle superiori. Mitsuha vive con la sorellina e la nonna, sacerdotessa del locale tempio shintoista. la sua vita quindi è inquadrata in tutta quella serie di regole e regolette proprie di un piccolo paese tradizionalista. 
E ovviamente questo ambente a Mitsuha sta stretto.
Contemporaneamente a Tokio vive Taki Tachibana, anche lui studente liceale con un lavoro part time completamente immerso in quella che è la vita di una metropoli come è la capitale del Giappone.

I due non sembrano avere niente in comune se non l'età, ma un evento misterioso li costringerà a vivere l'uno dei panni dell'altra.

sabato 13 ottobre 2018

XXVIII Domenica del Tempo Ordinario anno B


«Beati i poveri in spirito,
perché di essi è il regno dei cieli.»


(Letture bibliche: Sap 7,7-11; Salmo 89; Eb 4, 12-13; Mc 10,17-30)



Una volta qualcuno mi disse: "Stai attenta a cosa chiedi al Signore...perchè è capace che ti esaudisce!" e credo che sia proprio questo quello che accade al giovane di cui leggiamo nel Vangelo di oggi.

Ebbene sì, la Parola di Dio è "viva, efficace e più tagliente di ogni spada a doppio taglio"! Quando pensi di averla in pugno ecco che ti sconvolge la vita e ti mette di fronte alle tue contraddizioni.


domenica 30 settembre 2018

XXVI Domenica del Tempo Ordinario Anno B



«La tua parola, Signore, è verità;
consacraci nella verità.»


(Letture bibliche: Nm 11,25-29; Salmo 18; Gc 5,1-6; Mc 9,38-43.45.47-48)



La liturgia che la Chiesa ci propone oggi ci offre un messaggio particolarmente scomodo ed impegnativo e come tale siamo tentati di saltarci su a piè pari. Forse perchè ci fa impressione sentire Gesù usare certi termini, parlare di Geenna, di perdizione. 
Quasi quasi è diventato politicamente scorretto parlare in chiesa di Inferno. 
Non sia mai che possiamo dubitare del fatto che finiremo tutti in Paradiso con gli angioletti.

sabato 22 settembre 2018

XXV Domenica del Tempo Ordinario anno B



«Dio ci ha chiamati mediante il Vangelo, 
per entrare in possesso della gloria 
del Signore nostro Gesù Cristo.»


(Letture bibliche: Sap 2,12,17-20; Salmo 53;Gc 3,16-4,3; Mc 9,30-37)



Io sono fermamente convinta che l'onnipotenza di Dio si veda sopratutto nella sua infinita pazienza. Perchè lo dico? Perchè ci sono delle volte in cui noi, e per noi intendo proprio ciascuno di noi, ci meriteremmo solo ed unicamente una fraccata di legnate o peggio, un pesante silenzio di indifferenza.

E il Vangelo di oggi è l'esempio perfetto.

sabato 9 giugno 2018

Solennità Sacro Cuore di Gesù anno B


«Prendete il mio giogo sopra di voi, 
dice il Signore, 
e imparate da me, che sono mite e umile di cuore.»

(Letture bibliche:Os 11,1.3-4.8-9; Is 12,1-6; Ef 3,8-12.14-19; Gv 19,31-37)



Non volevo lasciar passare questa giornata senza dirvi una parola sulla Solennità di oggi. Nonostante non tocchi il blog da mesi e sia arrivata quasi fuori tempo massimo, è deciso di uscire fuori dalla mia apatia perchè il significato della Solennità di oggi è troppo importante per lasciarlo andare così.

La devozione al Sacro Cuore di Gesù non è una devozione come tutte le altre. Da quando essa è stata suscitata ha assunto un ruolo importante nella storia della Chiesa. I Papi vi hanno dedicato encicliche. Scriveva Paolo VI: 

"È  assolutamente necessario che i fedeli esprimano la devozione verso quel Cuore, dalla cui pienezza noi tutti abbiamo ricevuto, con intimi sentimenti di pietà e con atti pubblici di culto e da esso imparino il modo giusto di ordinare la propria vita, così che risponda pienamente alle attese del nostro tempo."

E' assolutamente necessario perchè senza entrare nel Cuore di Cristo non si comprende cosa sia la Chiesa ..che è nata da esso.

Ce lo dice l'apostolo Giovanni quando, con dovizia di particolari, descrivere quell'atto così strano che Gesù subisce dopo la morte. Quella che sembra una violenza inutile, diventa invece una sorgente piena di significato per la vita di tutti noi.

Sì, perchè il motivo per cui la nostra vita acquista senso è il fatto che qualcuno ci amati prima di noi, fino a morire. E questo qualcuno ci ha amati con un cuore di carne. Soffrendo con noi, ridendo con noi, vivendo con noi tutta l'esperienza della vita.

E' bella l'immagine che il profeta Osea ci dona nella prima lettura. Dio parla di Israele come un padre che parla del figlio. Un figlio che ha preso in braccio, imboccato, aiutato a muovere i primi, incerti passi verso la vita e verso di Lui. Così come fa un bambino piccolo che si muove verso colui del quale si fida senza riserve. 

Poi questo bambino è diventato adulto ed ha preferito voltarGli le spalle, ma Dio continua a volergli bene come un padre vuole bene al figlio problematico...sopratutto perchè è problematico.

Si parla tanto di "fede adulta" spesso a sproposito. 
San Paolo ai Corinzi scrive: "Siate come bambini in quanto a malizia, ma adulti in quanto ai giudizi"

Bisognerebbe parlare quindi "fede consapevole", ma consapevole innanzitutto di cosa? Consapevole, almeno secondo me, di essere stati voluti bene più di ogni altra cosa...

Tutto il resto viene di conseguenza. Tutti i nostri "giudizi" debbono partire da questo. Altrimenti saranno solo condanne senza appello. E i nostri cuori saranno solo cuori di pietra. Incapaci di provare misericordia. 
Oppure saranno "di zucchero", inconsistenti, privi di umanità, pronti a piegare l'amore a nostri interessi perchè abbiamo paura che il mondo "ci sciolga" e ci cancelli. 

Saranno cuori privi di passione. Quella passione per cui siamo pronti anche a soffrire per le persone a cui vogliamo bene. Perchè le vogliamo felici. E per la felicità non c'è prezzo troppo alto da pagare. 

Gesù la pensava così...e pure sua madre Maria, dalla quale ha preso quel cuore di carne che oggi veneriamo.

Vi lascio facendo mie le parole di Paolo agli Efesini:

Per questo io piego le ginocchia davanti al Padre, dal quale ha origine ogni discendenza in cielo e sulla terra, perché vi conceda, secondo la ricchezza della sua gloria, di essere potentemente rafforzati nell’uomo interiore mediante il suo Spirito. 

Che il Cristo abiti per mezzo della fede nei vostri cuori, e così, radicati e fondati nella carità, siate in grado di comprendere con tutti i santi quale sia l’ampiezza, la lunghezza, l’altezza e la profondità, e di conoscere l’amore di Cristo che supera ogni conoscenza, perché siate ricolmi di tutta la pienezza di Dio.

Vi abbraccio con affetto tutti,

lunedì 26 febbraio 2018

The Big Kahuna - Recensione


Provate a ricordare un episodio particolare del vostro passato immaginando di riviverlo in più fasi della vostra vita: come lo avreste vissuto, cosa avreste pensato, detto, fatto, come avreste reagito in base all’età che avreste avuto. Questo e tanto altro è The Big Kahuna.
Il film, prodotto nel 1999, è al momento il figlio unico del regista John Swanbeck, che in collaborazione con lo scrittore Roger Rueff, decide si adattare una delle sue opere teatrali, Hospitality Suite, in una pellicola cinematografica.


La struttura del film è molto semplice: tre agenti vendita di una società in fallimento che si occupa di lubrificanti industriali, si ritrovano all’interno di una suite di un albergo di Wichita, in Kansas, allo scopo di conquistare un grosso cliente che avrebbe risollevato le loro sorti e quelle dell’intera azienda. I tre uomini, Phil, Larry e Bob e pochi metri quadrati di una stanza fanno da scena a (quasi) tutto il film. Forse da alcuni punti di vista potrebbe sembrare noioso, ma le riprese ben congegnate e la forza dei dialoghi fanno scorrere piacevolmente il tempo tra il desiderio di scoprire se, alla fine, i tre ambasciatori conquisteranno i favori del cliente e la curiosità di vedere come tre persone dal carattere completamente diverso riusciranno a interagire tra loro.

Tre facce della stessa medaglia

Volendo dare una visione d’insieme al film, possiamo dire che The Big Kahuna vuole mostrare l’uomo che si guarda, tra i progetti e i ricordi, in fasi diverse della sua vita. C’è Phil, l’anziano (relativamente, perché ha 52 anni), un uomo stanco – come lui stesso afferma – del lavoro e della vita; è il prodotto di tutti gli eventi che lo hanno coinvolto. Parla poco e non impone mai il suo essere: la sua vera lingua è fatta di sguardi, dei quali è difficile fraintendere il significato. Larry è la via di mezzo, sia per l’età (è sulla quarantina) che per anzianità di lavoro, è pimpante e desideroso di fare carriera per raggiungere la vetta nel suo mestiere; instancabile e filosofico, acre e invadente fino allo sfinimento, mostra tutto se stesso nella convinzione di essere sempre nel giusto e nel desiderio di portare gli altri a una visione comune delle cose (la sua). Infine c’è Bob, la giovane “matricola”, che fa compagnia a Phil e Larry solo per abbellire l’immagine della società. Insipido fino al midollo, è combattuto tra le speranze – che contraddistinguono tutti i giovani – e le paure; il suo unico punto di forza è la fede, che però lo rende schiavo dei suoi stessi principi, insieme ai desideri e alle paure, rinchiudendolo in un pallido guscio dal quale non vuole uscire.
Scopo del regista è mostrarci due figure molto autorevoli, quali Phil e Larry, carismatici negli sguardi e nelle parole, che contrastano con le poche immobili espressioni di Bob ma non gli negano la possibilità di esprimersi e di evolversi nel tempo trascorso insieme. Un contrasto che lascia lo spettatore nell’attesa di scoprire se mai gli equilibri creati si sconvolgeranno mai.
I tre protagonisti sono la rappresentazione caricaturale dell’enigma della sfinge, l’animale con quattro, due e tre zampe, il vero mostro, l’uomo che sembra non raggiungere mai la felicità e cade vittima delle sue imperfezioni a tutte le età.
Le tre stagioni dell’uomo dialogano tra loro, insieme e in coppia; la poca trama verticale dà spazio a tutti i personaggi di confrontarsi vis a vis, come un nonno o un padre che, guardando la propria progenie, rivive se stesso in giovane età e come un bambino che, davanti a uno specchio, si immagina già grande.


domenica 21 gennaio 2018

Matrix: ovvero farsi carico delle sofferenze per una buona causa (a cura di Leonardo Recupero)

Siamo nel 1999 e gli allora fratelli Lawrence e Andrew Paul Wachowski, che dal 2003 il maggiore dei due cioè Lawrence incominciò a diventare Lana Wachowski (confermato nel 2012) e poi Andrew Paul a dichiararsi Lilly Wachowski nel 2016, diedero vita ad uno dei migliori film di fantascienza cyberpunk dove i protagonisti non entrano in un videogioco ma bensì in un software programmato da macchine dotate di intelligenza artificiale ma questo lo spiegherò successivamente. Sto parlando di Matrix un capolavoro dotato di una regia precisa e pulita con una trama tanto originale quanto dettagliata, pieno di scene passate alla storia anche grazie alla nuova computer grafica degli anni novanta.



Dalle primissime scene si prospetta un film action pomposo, pieno di sparatorie, esplosioni, acrobazie e combattimenti corpo a corpo coreografati in modo decisamente poco realistico ma con grande messa in scena e alta qualità tecnica. Infatti la protagonista di queste scene è una donna, vestita con una tuta di pelle nera all'apparenza tutt'altro che comoda, intenta a schivare i proiettili di tre agenti in smoking e occhiali da sole molto ben addestrati e privi di espressioni facciali tranne che di uno sguardo incazzoso. La fuga si conclude con la donna inseguita da un TIR guidato da uno degli agenti e una chiamata ad un telefono di una cabina pubblica: la donna alza la cornetta, risponde e in un'attimo scompare senza lasciare traccia di se mentre il TIR travolge la cabina telefonica.


I tre agenti dopo la distruzione della cabina telefonica

Basta questa sequenza per dire "ma che roba è?!" Eppure la curiosità si fa sentire. Ma senza cadere nel dettaglio introduco il protagonista.
Di giorno impiegato di una delle 10 migliori aziende di software e di notte criminale informatico Neo (Keanu Reeves) si ritrova anch'egli a fuggire da i tre agenti ma senza le doti della donna che per questo viene catturato.



Da qui in poi una serie di avvenimenti fuori dal normale, incubi che si rivelano essere realtà. Neo non riesce più a distinguere il sogno dal reale. Con una inspiegabile calma egli accetta tutto ciò a cui assiste perché convinto che presto si sveglierà senza sapere che in realtà è già sveglio.
L'incontro con Morpheus (Laurence Fishburne) ,definito in precedenza, dai tre agenti, come il criminale pluriricercato più pericoloso, gli cambia la vita. È qui che il nostro confuso protagonista si trova difronte alla scelta più decisiva della sua vita nonché una delle scene più famose del cinema entrata ormai nell'immaginario collettivo. Mi riferisco alla scena con le due pillole più famose di sempre: una rossa e una blu. La blu riporta Neo alla sua vita normale e non ricorderà niente di ciò che ha visto fin'ora, la rossa gli concede la possibilità di sapere come stanno veramente le cose cioè gli mostra la verità. Per ovvio Neo sceglie la rossa, beh é logico che se avesse scelto la blu non avrebbe avuto poi tanto senso fare il film vi pare?



Consiglio la lettura da qui in poi solo a chi ha visto il film. Spoilero pesantemente non scherzo.