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venerdì 3 novembre 2017

XXXI Domenica del Tempo Ordinario


«Uno solo è il Padre vostro, quello celeste
e uno solo è la vostra Guida, il Cristo.»

(Letture bibliche: Ml 1,14-2,2-2.8-10,; Sal 130;1Ts 2-9,13; Mt 23, 1-12)




La vignetta che ho scelto (e se non sapete il francese usate Google Translate) secondo me racchiude un pò lo spirito con cui Gesù parla nel Vangelo di oggi.
Sì, perchè secondo me Gesù ama e sopporta tutti, ma c'è qualcosa che gli fa sinceramente venire i cinque minuti...ed è l'incoerenza.


Si può parlare di incoerenza in senso positivo e in senso negativo. 
L'uomo non è un monolite, sempre uguale a se stesso: l'evoluzione del pensiero, sollecitata dall'esperienza, può portare a cambiare anche radicalmente idee e atteggiamenti; e se questo avviene con sincera onestà, non è soltanto ammissibile: è rispettabile, anzi è doveroso essere fedeli alla propria coscienza.

Altro è invece il caso di chi dice una cosa, magari sbandiera proclami, e poi agisce in senso difforme quando non addirittura contrario. 
E' questa l'incoerenza che lamentiamo spesso nelle persone "in vista", a cominciare dai politici, dai preti, dai religiosi, così come nei nostri conoscenti. 

Onestà vorrebbe che nell'elenco includessimo anche noi stessi: quante volte la nostra lingua è stata in conflitto col nostro pensiero? Quante volte abbiamo promesso, senza alcuna intenzione di mantenere? Quante volte abbiamo condannato negli altri quello che, magari nascostamente, facciamo, o vorremmo fare, anche noi?

La Liturgia di questa domenica parla proprio di questo. 
La prima lettura è tratta dal libro che raccoglie le parole di un profeta vissuto oltre quattrocento anni avanti Cristo, il quale formula aspri rimproveri per i sacerdoti del tempio di Gerusalemme: essi, dichiarando con il loro sacerdozio di essere fedeli a Dio, nei fatti si sono "allontanati dalla retta via", non hanno osservato le sue disposizioni, hanno agito con perfidia. 

E accuse simili Gesù ha rivolto spesso a quei suoi contemporanei, che si presentavano come esperti nell'interpretazione (gli scribi) o come osservanti esemplari (i farisei) della volontà di Dio. 

Gesù si rivolge alla folla e ai suoi discepoli con queste parole:

 "Sulla cattedra di Mosè si sono seduti gli scribi e i farisei. Quanto vi dicono, fatelo e osservatelo, ma non fate secondo le loro opere, perché dicono e non fanno".

E scusate se è poco..

Non tutti i farisei, ovviamente, erano così; molti erano sinceri e rigorosi osservanti della Legge divina; ma dovevano essercene altri che in realtà smentivano nei fatti quanto proclamavano a parole. Di qui il significato oggi corrente del termine "fariseo' come sinonimo di ipocrita, simulatore di buoni sentimenti e comportamenti, esibiti solo per convenienza o per vanagloria. 

Su questa motivazione Gesù approfondisce (evidentemente per Lui è importante),  Infatti dice

"Tutte le loro opere le fanno per essere ammirati dagli uomini: allargano i loro filattèri e allungano le frange" (particolari dell'abito del pio israelita), "amano i posti d'onore nei conviti, i primi seggi nelle sinagoghe e i saluti nelle piazze, come anche sentirsi chiamare rabbì", cioè maestro.

E' in quel "amano" il focus di tutto il discorso. 
Gesù lo aveva detto: "dove è il tuo tesoro, lì sarà anche il tuo cuore" cioè tutto te stesso. Quindi ciò che rimprovera ai farisei e che gli preme mettere in evidenza come esempio negativo è questo amare stare al di sopra degli altri.
In vista del giudizio futuro, quando la verità sarà svelata e la giustizia sarà ristabilita, per un cristiano l'atteggiamento qui sotteso è quello proclamato la scorsa domenica: amare Dio con sincerità di cuore, dimostrata dal concreto amore del prossimo. 

Il servo di cui parla Gesù non è lo schiavo sottomesso a forza, né chi si pone alle dipendenze di altri per necessità: in senso evangelico, servo è chi liberamente, per intima convinzione, si avvale di quanto sa e di quanto ha per cercare il bene dei suoi simili. 

E il bene supremo è Dio e il rapporto che abbiamo con Lui.

La vera grandezza, quella che sarà manifesta nel giorno del giudizio, quella di cui hanno dato dimostrazione i santi e prima di tutti lui, il Signore e Redentore, non deriva dall'accumulo di medaglie e titoli, non da elogi e monumenti. La vera grandezza sta nel donarsi interamente. Come ha fatto Gesù del resto.

E come aveva fatto Paolo con i Tessalonicesi:

 come una madre che ha cura dei propri figli. Così, affezionati a voi, avremmo desiderato trasmettervi non solo il vangelo di Dio, ma la nostra stessa vita, perché ci siete diventati cari.

"Vi ho voluto bene veramente..con un amore che non era il mio, ma veniva dall'Alto e con questo amore vi ho annunciato il Vangelo di Dio"

Ecco, Paolo scrive questo e non vi nascondo che, indegnamente, ho provato (io e non solo io) a fare lo stesso con voi, con la consapevolezza di aver toppato un mare di volte, ma con la certezza che qualcosa (che non era mio) sia passato.

Con questa certezza nel cuore..andiamo avanti.
Abbraccione a tutti.



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