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venerdì 14 ottobre 2016

XXIX Domenica del tempo ordinario 16 Ottobre 2016


«La parola di Dio è viva ed efficace,
discerne i sentimenti e i pensieri del cuore »

(Letture bibliche: Es 17,8-13 ; Sal 120; 2Tm 3,14-4,2; Lc 18, 1-8)

La Liturgia di oggi  riprende ed amplia ancora il tema importantissimo della fede.
E lo fa con la domanda che Gesù si pone e ci pone alla fine del Vangelo  di oggi.
Una domanda piena di attesa:

"Il Figlio dell’uomo, quando verrà, troverà la fede sulla terra?"

Ma che vuole dire Gesù? Facciamo un passo indietro.

Gesù ci racconta la storia di una vedova che cerca giustizia. Le vedove, nell'Antico Israele, erano una sorta di categoria "protetta" insieme con gli orfani e i forestieri.
Questo perchè, non avendo la protezione del marito, della famiglia o del clan di appartenenza, erano più facilmente sfruttabili. La Legge stabiliva chiaramente che, in quanto tali, dovevano essere protetti dalla giustizia. La giustizia deve servire i più deboli perchè chi è forte si può tranquillamente far giustizia da solo.

Ebbene, questa vedova si imbatte in un giudice disonesto che, alla fine, fa il suo dovere solo ed esclusivamente perchè gli ha rotto talmente le scatole che non ne può più.

Se la giustizia può arrivare anche da chi non teme Dio e se ne frega di chi gli sta intorno, figuriamoci se Dio, che ci ama con cuore di Padre, ci lascerà abbandonati a noi stessi!

Sembra semplice, ma non lo è. 
Riflettiamoci un attimo: se ci fidiamo veramente di qualcuno, ogni parola che ci dice ci riempie e ci accontenta. Non solo: più parliamo con lui, più gli stiamo accanto e più ci edifica e più si diventa una cosa sola con luiQuesto è il significato della preghiera!

Giustizia è "dare a ciascuno ciò che gli spetta" e la Giustizia di Dio è la Misericordia. 
Quindi, per proprietà transitiva, a noi (in quanto figli di Dio) cosa ci spetta? 

Esatto: ci spetta la Misericordia, l'Amore donativo e creatore proprio di Dio.

Quindi il punto è un altro: noi chiediamo questa "giustizia di Dio" all'Unico che può darcela? O preferiamo prendercela con le nostre mani senza accorgerci che poi è solo una pallida imitazione?

Siamo fatti per Dio e non ce ne ricordiamo!

Il nostro destino è spezzettato in mille frantumi che ci attirano verso le persone, cose, situazioni, nelle quali riponiamo la nostra attesa di felicità, ma che sono più piccole del nostro cuore che è fatto per il sommo Bene.

Ne usciamo ovviamente delusi, ma soprattutto ridotti alla misura dell'oggetto desiderato.

La preghiera è invece lo spazio dove il nostro desiderio si allarga all'Infinito.

Ok, certe volte sembra che Dio si comporti come il giudice disonesto. Ci fa aspettare e certe volte sembra deluderci.

La prima Lettura però ci aiuta: nelle battaglie della vita anche il più vicino a Dio (come Mosè "che parlava con Dio faccia a faccia") ha bisogno di aiuto. E allora figuriamoci noi. Riconosciamoci bisognosi di un aiuto che viene dall'Alto.

 San Paolo ci da un suggerimento:

Tutta la Scrittura, ispirata da Dio, è anche utile per insegnare, convincere, correggere ed educare nella giustizia, perché l’uomo di Dio sia completo e ben preparato per ogni opera buona.

La vita va affrontata così: senza improvvisazioni nè tantomeno essendo "divisi in noi stessi"

"Il Figlio dell’uomo, quando verrà, troverà la fede sulla terra?"

Quando Gesù verrà nella nostra vita (nella sacra Scrittura, nell'eucarestia, nei "poveri" che incontriamo), troverà il nostro cuore pronto? 
Troverà il nostro cuore desideroso di parlarGli, di raccontarGli di noi e di chi amiamo?
Troverà il nostro cuore desideroso della sua giustizia?

Facciamocele queste domande e aiutiamoci l'un l'altro nel rispondere con la nostra vita.
Vi abbraccio forte,


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