(Letture bibliche: Is 6,1-2.3-8 ; Salmo 137; 1Cor 15,1-11,13; Lc 5,1-11)
La liturgia della Parola di questa domenica ci presenta i racconti della vocazione del profeta Isaia e, insieme, dei primi discepoli, secondo l’evangelista Luca.
Entrambi i brani ci mostrano un invito alla sequela da parte del Signore: un comando che viene rivolto a uomini di ogni tempo, presi di mezzo ai popoli, di mezzo alle folle, messi a parte per realizzare e portare a compimento la salvezza annunziata dalla Scrittura.
E il contenuto della salvezza ce lo mostra l’apostolo Paolo nella sua lettera ai Corinzi, che cioè Cristo «morì per i nostri peccati secondo le Scritture, fu sepolto ed è risuscitato il terzo giorno secondo le Scritture e che apparve a Cefa e quindi ai dodici».
Di questo siamo testimoni.
L’evento pasquale del Signore, cioè della sua passione, morte e risurrezione, è il centro della nostra fede. Un elemento accomuna i tre brani che la liturgia propone: Isaia, insieme a Paolo e a Pietro si scoprono peccatori alla presenza di Dio che li chiama; e noi insieme a loro non ci crediamo mai degni di poter accogliere tanta bellezza.
Ma la grazia di Dio non ci manca, ricorda Paolo, e sulla sua parola, sulla sua promessa, possiamo gettare le reti della nostra testimonianza. «Non temere; d’ora in poi sarai pescatore di uomini»: non domani, non ieri, ORA. In questo momento esatto il Signore ci chiama a seguirlo e ci dona la grazia necessaria per poter rispondere a Lui, come fece Isaia: «Eccomi, manda me!».
“La Verità è un
incontro”. Così hanno intitolato la raccolta delle omelie di Papa Francesco a
Santa Marta. Ed è forse questo il leitmotiv della liturgia di oggi.
Tutti, almeno
idealmente, vogliamo che la nostra vita segua la strada della Verità, piuttosto
che della menzogna. Vorremmo dare la verità di noi stessi, piuttosto che
accettare le maschere proposte, o meglio, imposte
da altri.
Quello che la
Liturgia di oggi ci dice è che questa Verità non è un insieme di idee, ma una
persona. Ed una persona non la puoi conoscere veramente se prima non la
incontri, ci parli, gli sveli il tuo cuore e lei ti svela il suo.
Paolo nella
seconda lettura tiene a ribadirlo. Quello che proclama è Cristo morto e risorto
il quale
“apparve a Cefa e quindi ai
Dodici. In seguito apparve a più di cinquecento fratelli in una sola volta: la maggior
parte di essi vive ancora, mentre alcuni sono morti. Inoltre apparve a Giacomo,
e quindi a tutti gli apostoli. Ultimo fra tutti apparve anche a me”
E se ad Isaia Dio
Padre si fa incontrare nella sua santità e grandezza, con Pietro invece il Figlio
si presenta con un bisogno, una richiesta:
Salì in una barca, che era di Simone, e lo
pregò di scostarsi un poco da terra. Sedette e insegnava alle folle dalla
barca.
E Simone,
nonostante un’intera notte di lavoro (peraltro infruttuoso) lo accontenta.
Dio però non si fa
vincere in generosità ed ecco che Pietro deve farsi aiutare per tirare i pesci
a riva! Quasi a dire che un prodigio lo si deve per forza condividere per goderne
appieno.
Ma anche qua Gesù
non fa il prestigiatore, ma indica a Pietro dove pescare. Il quale (nonostante
il fatto che, notoriamente, i pesci di giorno non si pescano) compie un atto di
fiducia e lo ascolta.
“La verità è un
incontro” …è un dialogo. E un dialogo presuppone due persone che siano pronte
ad ascoltarsi ed a fidarsi l’una dell’altra.
Pietro, come
Isaia, (e come ciascuno di noi) reagisce alla fine con la consapevolezza che
questo qualcosa che ha ricevuto è più grande di lui ed ha paura di rovinarlo.
«Signore, allontànati da me, perché
sono un peccatore»
Lo sguardo di Gesù
però si dirige subito al futuro, intuisce in lui fioriture di domani; per lui
nessun uomo coincide con i suoi limiti ma con le sue potenzialità.
“Non temere, da oggi sarai pescatore di
uomini”
Quando si pescano
dei pesci è per ucciderli. Ma per gli uomini no: pescare significa catturare
vivi, è il verbo usato nella Bibbia per indicare coloro che in una battaglia
sono salvati dalla morte e lasciati in vita (Gs 2,13; 6,25; 2Sam 8,2... ).
Nella battaglia per la vita l'uomo sarà salvato, protetto dall'abisso dove
rischia di cadere, portato alla luce.
Da Pietro a Paolo (ad Agata che oggi qui a Catania si festeggia) fino a noi il messaggio, l'incontro, non è cambiato.
E' sempre Gesù che si mostra bisognoso di noi e ci invita a seguirlo verso un futuro di
verità, di libertà e di amore.
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