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venerdì 19 febbraio 2016

II domenica di Quaresima 21 febbraio 2016


<<Dalla nube luminosa, si udì la voce del Padre:
«Questi è il mio Figlio, l’amato: ascoltatelo!>>.

 (Letture bibliche: Gen 15,5-12.17-18 ; Salmo 26; Fil 3,17- 4,1, Lc 9,28-36 )

Oggi, sul monte della trasfigurazione viene data una chiave per capire il sepolcro vuoto del giorno dopo il sabato: evento della Risurrezione, che ci mostra la piena divinità di Gesù, il Figlio di Dio. 

Il suo volto, che il salmista cerca con insistenza e chiede di non averlo nascosto, ci mostra “un’altra cosa”, un altro Gesù che affascina i discepoli lì presenti e assonnacchiati: è bello stare lì, ed essi si sentono dentro il brivido della presenza di Dio. 

Chiedono di restare, di non tornare in città, di tenere gelosamente per sé il segreto. 

Questa è una tentazione: bisogna fare ritorno a casa per attendere il giorno in cui il Signore mostrerà a tutti la sua potenza, non solo ai pochi privilegiati del monte Tàbor. 


L’apostolo Paolo ce lo ricorda nella seconda lettura: «la nostra patria è nei cieli» e ci invita a “rimanere saldi” nel Signore. 

Ci chiede di tenere a mente l’esperienza del volto trasfigurato di Gesù, che tutti abbiamo fatto, grazie all’incontro privilegiato con il Signore, attendendo il momento in cui Gesù stesso trasfigurerà il nostro corpo. Siamo “esseri” chiamati alla gloria del cielo, ma non possiamo staccarci dal mondo, dalla nostra quotidianità, dalle cose della terra. 

I discepoli fanno ritorno a casa per comunicare tanta bellezza scoperta e noi con loro scendiamo per strada ad annunziare quanto abbiamo visto con gli occhi sul monte della trasfigurazione. 
È un impegno con il Signore mentre aspettiamo.


La settimana scorsa abbiamo detto che è il rapporto con il Padre la prima cosa da recuperare. 

Lui, per noi, c’è sempre stato. 

Lo testimonia la prima lettura dove si proclama l’alleanza con Abramo. Lui, nomade e sterile era condannato all’oblio e Dio Padre gli dona terra e discendenza andando oltre i suoi desideri.

Non solo c’è sempre stato, ma VUOLE esserci.

La liturgia di questa domenica ci indica il desiderio del Padre e il fine ultimo dell’umanità di Cristo (e anche della nostra). 
Gesù sa che per compiere il desiderio del Padre deve mostrare il Suo volto. 
Quello vero, non le maschere che inventiamo noi e per farlo deve soffrire e patire. Anche se non verrà capito e verrà abbandonato. 

Una settimana prima degli avvenimenti proclamati nel vangelo Gesù aveva fatto una domanda di quelle pesanti.

 “Voi chi dite che io sia?”

E Pietro aveva risposto con coraggio (o con incoscienza, boh): "Tu sei il Cristo di Dio!" 

Il Messia. E gli ebrei avevano una visione molto precisa del Messia…che Gesù smonta!
Gesù infatti inizia a parlare di quello che lo aspetta: parla della sua Passione e Resurrezione. Quello che doveva essere il Messia acclamato da tutti verrà crocifisso. 

Già questo dovrà essere stato un discorso difficile da digerire, ma non basta.

“Chi vuol venire dietro a me, prenda la sua croce e mi segua”.

Che cosa sarà passato per la testa a Pietro, Giacomo e Giovanni in quella settimana?

In qualche modo allora l’essere portati da Gesù su di un monte, separati da tutto e da tutti, partecipare di questa esperienza straordinaria del vedere tutta la storia della salvezza ricapitolata nella visione di Gesù che conversa con Mosè ed Elia, dovrà essere stata una esperienza di meraviglia, ma anche di serenità, di consolazione quasi.

“Maestro, è bello per noi essere qui”

Le parole di Pietro sono molto simili a quelle che diciamo a San Fratello alla fine dell’Esperienza. (e sfido chiunque di voi a dirmi il contrario):“E’ bello…non torniamo più!”

Eggià, perchè per quanto sia bello comunque poi si deve tornare a casa e lì c'è’ la solita vita.   CHE FREGATURA!

E invece la fregatura non c'è...

"venne una nube e li coprì con la sua ombra. All’entrare nella nube, ebbero paura. E dalla nube uscì una voce, che diceva: «Questi è il Figlio mio, l’eletto; ascoltatelo!». 

Pietro, Giacomo e Giovanni, benchè spaventati
(perché di fronte a Dio ci si sente sempre messi in discussione

sentono nitidamente la voce del Padre il quale non ha che una raccomandazione: 

“Ascoltatelo”. 

Ascoltatelo per poterlo comprendere ed essere quello per cui siete stati chiamati.
E poi annunciarlo al mondo intero.

La liturgia di oggi ci mette in questa situazione di attesa attiva, di compartecipazione profonda

Ci aiuti Maria Ss.ma, colei che "tratteneva tutte queste cose meditandole nel suo cuore", a mantenere il nostro cuore attento, a cercare Gesù nella nostra vita di tutti i giorni, ad annunciarlo a chi incontriamo. AMEN

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