Siamo nel 1977, esce il primo
episodio di Star Wars nelle sale cinematografiche, un successo! Un successo
così grande che oggi, dopo sette film, serie televisive, libri etc., nonostante
gli alti e i bassi, milioni di persone si sono appassionate e ancora si
appassionano a questo universo, creatura di George Lucas. Questo successo si è
manifestato persino con la nascita di una religione che percorre i passi degli
Jedi, un credo inventato da Lucas, che non solo costituisce l’identità della
maggior parte dei protagonisti dei film, ma finisce per influenzare anche molti
altri personaggi fino alla politica e agli avvenimenti stessi.
Non strano o improbabile ma
curioso: perché un folto numero di persone ha deciso di abbandonare o il
proprio credo o la condizione di ateo per dirigersi verso un culto
sostanzialmente fittizio?
Partiamo da zero: il principio
della religione Jedi è la Forza, un’energia che è presente in tutto il creato,
fonte e autore della creazione. Alcuni individui, possono sfruttare meglio di
altri questa energia, affinando, così, le proprie capacità sensoriali e
fisiche: essi sono i cavalieri e i maestri Jedi. Ecco cosa dice il maestro Yoda
(il più anziano fra i maestri Jedi) a proposito della forza:
“Mio alleato è la Forza
e un potente alleato essa è,
la vita essa crea ed
accresce,
la sua energia ci
circonda e ci lega, illuminati noi siamo”.
Esercitarsi nell’uso della Forza
rende potente una persona, capace di vedere il passato e il futuro, avendo una
chiara visione del presente pari solo a pochi eletti; nello stesso tempo, la
Forza agisce sul corpo, rinvigorendolo e fortificandolo (persino i riflessi
migliorano radicalmente).
Insomma, usare la Forza è figo, diciamolo; diventi
quasi un super-uomo. Ma l’uso della Forza prevede una mente allenata: chi se ne
serve deve prima esercitarsi alla pace interiore, alla serenità, all’umiltà; il
rischio sarebbe quello di fare un uso sbagliato dei poteri acquisiti.
La Forza, quindi, è un’arma a
doppio taglio, perché una mente debole, piena di paure, può usarla per compiere
atti di violenza, malvagi: ecco, allora, che la Forza possiede due aspetti, la
luce e il lato oscuro. La Forza concede massima libertà all’individuo che ne fa
uso, tanto che si può usare per celebrare la vita ma anche per negarla. Sempre
Yoda afferma:
“Prudente devi essere, la paura del distacco
conduce al lato oscuro […] dolore non
avere, rimpianto non avere, l'attaccamento conduce alla gelosia, l'ombra della
bramosia essa è. Esercitati a distaccarti da tutto ciò che temi di perdere. […] Se anche una sola volta la strada buia tu
prendi, per sempre dominerà essa il tuo destino, consumerà te. Il lato oscuro è
più rapido, più facile, più seducente. […] Uno Jedi usa la Forza per saggezza e difesa, mai per attaccare.
Ecco, allora, che la Forza
finisce per mutare le menti, creando due realtà – gli Jedi, difensori della
luce, e i Sith, seguaci del lato oscuro – che finiscono per influenzare la
realtà stessa delle cose: la politica, l’economia, la società e la storia di
Star Wars dipendono dalla Forza.
In effetti, anche dopo questa
maldestra spiegazione, si capisce il perché molte persone desiderano rifarsi
nel mondo reale a questo credo. Per prima cosa i suoi ideali sono molto
romantici, questa Forza, che penetra ogni cosa vivente e che si può utilizzare
per diventare “migliori”, rende bene l’idea di ciò che le persone cercano in
una religione: un legame con il divino che li renda forti delle proprie paure,
che li faccia sentire permeati dalla sua presenza, rassicurati e fortificati e,
soprattutto, che li faccia sentire più forti della malvagità.
Non solo, la religione Jedi, che
molto attinge dal Cristianesimo e dal Buddhismo, sembra eliminare tutte quelle
“pecche” che si addicono a entrambi i culti.
Un grosso difetto che si
attribuisce al Cristianesimo è quello che il nostro Dio è lontano, sembra stare
nell’alto dei cieli a farsi i suoi affari senza curarsi del macello che accade
nel mondo, dove i cattivi e i prepotenti hanno sempre la meglio; l’unica
consolazione è quella della vita eterna.
Che, poi, questa vita eterna chi ce la
garantisce?
Per quanto non lo si voglia
ammettere, il culto degli Jedi è fatto di estremi, perché o sei buono o sei
cattivo, o stai da una parte o stai dall’altra e, se stai dalla parte
sbagliata, devi essere distrutto, nel bene o nel male.
I Cristiani, almeno in
teoria, non la pensano così: Cristo scende sulla terra per perdonare tutti e
lascia a noi lo stesso gravoso compito; una bella rogna, ma è così che
dovrebbero andare le cose.
Esistono bene e male, certo, ma chi segue il male non
deve essere cancellato dalla faccia della terra, bensì accompagnato sulla
strada buona pur mantenendo illesa la libertà personale.
Esiste, però, una
bella somiglianza: sia nella religione Jedi che nel Cattolicesimo sono gli
uomini che decidono se compiere il bene o il male: in nessuno dei due credi vi
è un Dio che “condanna”, che decide se rendere un uomo dannato o salvo; è
l’uomo che è libero di salvarsi o dannarsi.
Un altro bel tratto in comune è
che come la luce della Forza o la fede, speranza e carità rendono sereni,
unitari, in pace con se stessi, ma si tende sempre a cedere al lato oscuro, o
al peccato, allo stesso modo, il lato oscuro o il peccato creano nell’uomo un
conflitto, ci si separa da se stessi per compiere una volontà che in realtà non
è nostra, ma ne diventiamo schiavi.
Volendo allungare il discorso
(ma non voglio approfittarmene) si potrebbero trovare molti altri punti in
comune con il Cristianesimo e la fusione con alcuni temi del Buddhismo rendono
il credo Jedi ancora più etereo, romantico, quasi paradisiaco, il che ci fa
capire come esso abbia trovato il favore di molte persone che vi si sono
accostate.
Bisogna, però, fare una prima
distinzione: il Cristianesimo non è una religione.
Nonostante nei secoli si sia cercato sempre di relegare il
Vangelo a canoni “umani”, il Cristianesimo non è mai stato una religione,
perché una religione (e la parola stessa ce lo suggerisce) rappresenta un
legame che l’uomo desidera creare con la divinità, che si manifesta creando una
figura divina a “immagine e somiglianza” dell’uomo stesso; certo, potenziata,
altrimenti che ci sta a fare Dio?
Il Cristianesimo si può definire meglio una
fede in un incontro, perché è Dio che vuole farsi conoscere dall’uomo, comunicargli la sua
grandezza, ma soprattutto l’amore nei suoi confronti, tanto che è Dio che crea
l’uomo a sua “immagine e somiglianza” e non il contrario.
E la salvezza del cristiano sta
proprio qui: perché se continuiamo a rifarci alle misure umane, non saremo mai
abbastanza buoni e giusti né per convivere tra di noi, né, tantomeno, per
confrontarci con il divino. La nostra misura deve essere sempre Dio, la sua
Misericordia, il suo infinito amore per noi, che noi abbiamo ottenuto con la
morte e la resurrezione di Gesù in Croce, che possediamo con il Battesimo,
rinascendo come Figli di Dio, quindi capaci di amare come Egli ama.
La Forza, che tanto assomiglia
allo Spirito Santo
(e qui si spiega il titolo dell’articolo che riprende il
motto usato dagli Jedi “May the Force be with you”, “Che la Forza sia con te”),
può rappresentare un bel punto di partenza, perché no, anche per un Cristiano,
perché ci rende più vicini all’idea del divino presente nel mondo, in tutte le
cose, in noi stessi.
Ma è lo Spirito che ci salva, e l’amore di Dio emanato da
Lui per noi e che noi siamo chiamati a trasmettere al mondo intero che ci rende
degni del nostro ruolo sulla terra, degni di vivere la nostra vita.
Questo non
dobbiamo mai dimenticarlo.
E per finire...
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