CHIAMATI, COME MARIA, A GENERARE GESU’
NELLA NOSTRA VITA
NELLA NOSTRA VITA
Santa Maria, Madre di Dio (1 gennaio)
Passi:
Gal
4, 4-7; Lc 2,16-21
Giaculatoria:
Santa Maria Madre di Dio
Forse
quando recitiamo l’Ave Maria ci facciamo poco caso, ma quando diciamo “Santa
Maria Madre di Dio” lo dobbiamo ad un avvenimento accaduto nel 431: Il Concilio
di Efeso.
Durante
quel Concilio venne proclamato il dogma della Maternità Divina di Maria. Questo
perché Nestorio, patriarca di Costantinopoli, diceva che Gesù aveva 2 nature,
umana e divina, ma queste erano separate nella sostanza, quindi Maria, al massimo la si poteva definire “Madre di
Cristo”, ma non “Madre di Dio”.
Proclamando
solennemente Maria come Madre di Dio i Padri conciliari ad Efeso vollero quindi
sottolineare la sostanziale unità delle due nature di Gesù: umana e divina.
Quello
che a prima vista può sembrare una sottile disquisizione teologica invece nasconde per
noi una grande e sostanziale verità: quello che noi siamo nella carne, nei
nostri rapporti umani, nelle nostre azioni può e deve essere immerso nella
bellezza, nell’eternità, nell’Amore che è proprio di Dio.
Dice
San Paolo ai Galati:
E che
voi siete figli lo prova il fatto che Dio mandò nei nostri cuori lo Spirito del
suo Figlio, il quale grida: Abbà! Padre!
Il
chiamare Dio con il proprio nome è frutto di un dono dello Spirito: è dire ciò
a cui siamo chiamati ovvero l’incontro con il Padre.
La
Maternità di Maria, e della Chiesa, deriva direttamente da questa esperienza di
figliolanza.
Non si
può diventare padri e madri se prima non si fa esperienza piena di essere
figli.
Il Vangelo
ha al centro una frase chiave.
Maria,
da parte sua, custodiva tutte queste cose,
meditandole nel suo cuore.
Questa
è una di quelle frasi che ogni tanto si trovano nei Vangeli per le quali si
sono spese un mare di parole, ma che si possono comprendere pienamente sono
quando se ne fa realmente esperienza.
Essere
al centro di qualcosa che non è opera tua, che però hai accettato che avvenisse
e stai pian piano facendola tua, sempre cercando quel rapporto con Colui da cui
questa cosa viene. E questo qualcosa è reale, è una persona, è Gesù.
Questo
è il grande mistero che siamo chiamati a contemplare prima e a far vedere poi.
La
Maternità di Maria è una esperienza di cui la Chiesa ha fatto tesoro e continua
a far rivivere.
Ognuno
di noi infatti ne ha fatto esperienza, magari senza farci attenzione: basti
pensare solo ai Sacramenti i quali sono l’espressione della maternità della
Chiesa all’ennesima potenza e che non sono quindi il premio per i buoni o
qualcosa che “ci spetta” (cfr. Parabola del Padre Misericordioso: “dammi la mia
parte”), ma un dono che “ricevuto” in un incontro, in una rivelazione e lo si
dona agli altri seguendo quell’incontro e chi si è rivelato.
Vi
lascio come riflessione uno stralcio del Messaggio del Papa per la Giornata
della Pace 2016 dal titolo
Vinci
l’indifferenza e conquista la pace
"La dignità e le relazioni interpersonali
ci costituiscono in quanto esseri umani, voluti da Dio a sua immagine e
somiglianza. Come creature dotate di inalienabile dignità noi esistiamo in
relazione con i nostri fratelli e sorelle, nei confronti dei quali abbiamo una
responsabilità e con i quali agiamo in solidarietà.
Al di fuori di questa relazione, ci si troverebbe
ad essere meno umani…..
La prima forma di indifferenza nella
società umana è quella verso Dio, dalla quale scaturisce anche l’indifferenza
verso il prossimo e verso il creato. È questo uno dei gravi effetti di un
umanesimo falso e del materialismo pratico, combinati con un
pensiero relativistico e nichilistico.
L’uomo pensa di essere l’autore di sé
stesso, della propria vita e della società; egli si sente autosufficiente e
mira non solo a sostituirsi a Dio, ma a farne completamente a meno; di
conseguenza, pensa di non dovere niente
a nessuno, eccetto che a sé stesso, e pretende di avere solo diritti."
I nostri
gesti di carità dovrebbero essere gesti “di maternità”
E
preghiamo perché tutta la nostra vita ne sia piena.
Ps. Il messaggio nella sua interezza lo trovate QUI
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