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sabato 23 gennaio 2016

Chiamati, come Maria, a generare Gesù nella nostra vita (riunione 23 Gennaio 2016)



CHIAMATI, COME MARIA, A GENERARE GESU’ 
 NELLA NOSTRA VITA


Santa Maria, Madre di Dio (1 gennaio)

Passi:        

Gal 4, 4-7; Lc 2,16-21

Giaculatoria:

Santa Maria Madre di Dio

Forse quando recitiamo l’Ave Maria ci facciamo poco caso, ma quando diciamo “Santa Maria Madre di Dio” lo dobbiamo ad un avvenimento accaduto nel 431: Il Concilio di Efeso.

Durante quel Concilio venne proclamato il dogma della Maternità Divina di Maria. Questo perché Nestorio, patriarca di Costantinopoli, diceva che Gesù aveva 2 nature, umana e divina, ma queste erano separate nella sostanza, quindi Maria, al massimo la si poteva definire “Madre di Cristo”, ma non “Madre di Dio”.

Proclamando solennemente Maria come Madre di Dio i Padri conciliari ad Efeso vollero quindi sottolineare la sostanziale unità delle due nature di Gesù: umana e divina.

Quello che a prima vista può sembrare una sottile  disquisizione teologica invece nasconde per noi una grande e sostanziale verità: quello che noi siamo nella carne, nei nostri rapporti umani, nelle nostre azioni può e deve essere immerso nella bellezza, nell’eternità, nell’Amore che è proprio di Dio.


Dice San Paolo ai Galati:

E che voi siete figli lo prova il fatto che Dio mandò nei nostri cuori lo Spirito del suo Figlio, il quale grida: Abbà! Padre!

Il chiamare Dio con il proprio nome è frutto di un dono dello Spirito: è dire ciò a cui siamo chiamati ovvero l’incontro con il Padre.

La Maternità di Maria, e della Chiesa, deriva direttamente da questa esperienza di figliolanza.
Non si può diventare padri e madri se prima non si fa esperienza piena di essere figli.

Il Vangelo ha al centro una frase chiave.

Maria, da parte sua, custodiva tutte queste cose,
 meditandole nel suo cuore.

 Questa è una di quelle frasi che ogni tanto si trovano nei Vangeli per le quali si sono spese un mare di parole, ma che si possono comprendere pienamente sono quando se ne fa realmente esperienza.

Essere al centro di qualcosa che non è opera tua, che però hai accettato che avvenisse e stai pian piano facendola tua, sempre cercando quel rapporto con Colui da cui questa cosa viene. E questo qualcosa è reale, è una persona, è Gesù.

Questo è il grande mistero che siamo chiamati a contemplare prima e a far vedere poi.

La Maternità di Maria è una esperienza di cui la Chiesa ha fatto tesoro e continua a far rivivere.

Ognuno di noi infatti ne ha fatto esperienza, magari senza farci attenzione: basti pensare solo ai Sacramenti i quali sono l’espressione della maternità della Chiesa all’ennesima potenza e che non sono quindi il premio per i buoni o qualcosa che “ci spetta” (cfr. Parabola del Padre Misericordioso: “dammi la mia parte”), ma un dono che “ricevuto” in un incontro, in una rivelazione e lo si dona agli altri seguendo quell’incontro e chi si è rivelato.

Vi lascio come riflessione uno stralcio del Messaggio del Papa per la Giornata della Pace 2016 dal titolo


Vinci l’indifferenza e conquista la pace

"La dignità e le relazioni interpersonali ci costituiscono in quanto esseri umani, voluti da Dio a sua immagine e somiglianza. Come creature dotate di inalienabile dignità noi esistiamo in relazione con i nostri fratelli e sorelle, nei confronti dei quali abbiamo una responsabilità e con i quali agiamo in solidarietà.

Al di fuori di questa relazione, ci si troverebbe ad essere meno umani…..

La prima forma di indifferenza nella società umana è quella verso Dio, dalla quale scaturisce anche l’indifferenza verso il prossimo e verso il creato. È questo uno dei gravi effetti di un umanesimo falso e del materialismo pratico, combinati con un pensiero relativistico e nichilistico.

L’uomo pensa di essere l’autore di sé stesso, della propria vita e della società; egli si sente autosufficiente e mira non solo a sostituirsi a Dio, ma a farne completamente a meno; di conseguenza, pensa di non dovere niente a nessuno, eccetto che a sé stesso, e pretende di avere solo diritti."

I nostri gesti di carità dovrebbero essere gesti “di maternità”
E preghiamo perché tutta la nostra vita ne sia piena.


Ps. Il messaggio nella sua interezza lo trovate QUI

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