<<Ecco la serva del Signore:
avvenga per me secondo la tua parola>>.
avvenga per me secondo la tua parola>>.
(Letture bibliche: Mi 5,1-4 ; Salmo 79; Eb 10, 5-10; Lc 1, 39-45)
“ In fretta”.
Maria , dopo l’Annunciazione,
va da Elisabetta “in fretta”.
La traduzione qui
ci fa perdere qualcosa.
Il termine greco indica “premura, attenzione”
La stessa premura
ed attenzione che mettiamo quando facciamo qualcosa che sentiamo e sappiamo
essere importante.
E’ con questo
atteggiamento che Maria va da Elisabetta.
Perché sa che le è successo qualcosa
di importante e sa che Elisabetta la può capire perché anche lei ha fatto
esperienza dell’amore di Dio che porta frutto anche dove umanamente non si
vedono speranze.
E infatti
Elisabetta le risponde: Luca ci dice che“la salutò”.
Anche qui il greco
ci aiuta a capire meglio.
Il verbo “ἀσπάζομαι” significa letteralmente “salutare calorosamente”, ma anche “abbracciare,
baciare”
Insomma, Maria ed
Elisabetta non si sono salutate distrattamente con un cenno della testa. Quello
lo facciamo noi quando ci alziamo con il piede sbagliato e vogliamo che nessuno
ci rompa le scatole.
Che facciamo però
se una persona a cui teniamo ci comunica una bella notizia?
Forse non la
abbracciamo con affetto perché siamo pieni di gioia per lei, e per noi che ne
godiamo?
L’incontro tra
Maria ed Elisabetta è stato proprio questo: un incontro in cui la gioia è stata
padrona incontrastata della scena. Questo perché quella gioia veniva dalla
fecondità di Dio.
Facciamo
attenzione a non confonderla con quell’ “allegria” effimera che ci viene
propinata tutti i santi giorni e che ci viene spacciata come “fondamentale e
duratura”.
La gioia vera è
solo dove è presente Cristo e quindi l’Amore di Dio, anche se magari è visibile
solo con gli occhi dello Spirito. E’
quella Bellezza che non possiamo fare a meno di far conoscere. E' quella per la Bellezza per la quale siamo disposti a dare tutto e spendere tutto il nostro essere.
Impariamo allora
da Maria ed Elisabetta l’importanza di “prendersi cura” del Dio piccolo e
nascosto che abbiamo dentro.
Maria ci insegna
come farlo: con zelo, attenzione, cura. Senza mediocrità.
Gesù sta per
nascere: come lo accoglierai?
Con indifferenza, con menefreghismo oppure con un
cuore aperto al dono e pronto a curarlo come si fa con un bambino appena nato?
Questa è la
domanda che, alle soglie di questo Natale, ci viene fatta.
A questa domanda siamo chiamati a rispondere come Figli di Dio e Fratelli nella Chiesa.
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