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venerdì 18 dicembre 2015

IV Domenica di Avvento 20 Dicembre 2015



<<Ecco la serva del Signore:
avvenga per me secondo la tua parola>>.

(Letture bibliche: Mi 5,1-4 ; Salmo 79; Eb 10, 5-10; Lc 1, 39-45)


 “ In fretta”.

Maria , dopo l’Annunciazione, va da Elisabetta “in fretta”.

La traduzione qui ci fa perdere qualcosa. 

Il termine greco indica “premura, attenzione”
La stessa premura ed attenzione che mettiamo quando facciamo qualcosa che sentiamo e sappiamo essere importante.

E’ con questo atteggiamento che Maria va da Elisabetta. 
Perché sa che le è successo qualcosa di importante e sa che Elisabetta la può capire perché anche lei ha fatto esperienza dell’amore di Dio che porta frutto anche dove umanamente non si vedono speranze.


E infatti Elisabetta le risponde: Luca ci dice chela salutò”.

Anche qui il greco ci aiuta a capire meglio.
Il verbo “σπζομαι” significa letteralmente “salutare calorosamente”, ma anche “abbracciare, baciare”

Insomma, Maria ed Elisabetta non si sono salutate distrattamente con un cenno della testa. Quello lo facciamo noi quando ci alziamo con il piede sbagliato e vogliamo che nessuno ci rompa le scatole.

Che facciamo però se una persona a cui teniamo ci comunica una bella notizia? 
Forse non la abbracciamo con affetto perché siamo pieni di gioia per lei, e per noi che ne godiamo?

L’incontro tra Maria ed Elisabetta è stato proprio questo: un incontro in cui la gioia è stata padrona incontrastata della scena. Questo perché quella gioia veniva dalla fecondità di Dio.

Facciamo attenzione a non confonderla con quell’ “allegria” effimera che ci viene propinata tutti i santi giorni e che ci viene spacciata come “fondamentale e duratura”.

La gioia vera è solo dove è presente Cristo e quindi l’Amore di Dio, anche se magari è visibile solo con gli occhi dello Spirito.  E’ quella Bellezza che non possiamo fare a meno di far conoscere. E' quella per la Bellezza per la quale siamo disposti a dare tutto e spendere tutto il nostro essere. 

Impariamo allora da Maria ed Elisabetta l’importanza di “prendersi cura” del Dio piccolo e nascosto che abbiamo dentro.

Maria ci insegna come farlo: con zelo, attenzione, cura. Senza mediocrità.

Gesù sta per nascere: come lo accoglierai? 

Con indifferenza, con menefreghismo oppure con un cuore aperto al dono e pronto a curarlo come si fa con un bambino appena nato?

Questa è la domanda che, alle soglie di questo Natale, ci viene fatta.
A questa domanda siamo chiamati a rispondere come Figli di Dio e Fratelli nella Chiesa.



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