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domenica 23 giugno 2019

SANTISSIMO CORPO E SANGUE DI CRISTO ANNO C del 23 Giugno 2019


«Io sono il pane vivo, disceso dal cielo, 
dice il Signore,
se uno mangia di questo pane vivrà in eterno.»

(Letture bibliche: Gen 14,18-20; Salmo 109;1 Cor 11, 23-26; Lc 9,11-17)



Di che cosa parlano le letture di questa domenica?
Voglio andare subito al dunque: parlano di una presenza. Anzi, della PRESENZA per eccellenza.

La settimana scorsa discutevamo sulla natura di Dio.
Oggi, come a voler spazzare ogni acuta discettazione teologica (e non me ne vogliano i teologi), le Scritture ci parlano di qualcosa di molto concreto. Si tocca, si vede, lo si può assimilare e farlo diventare parte di te. Come un pezzo di pane.
Come parla Dio di sè? Parla attraverso il dono che fa di se stesso. A tutti. Per sempre.


Farò un esempio di vita vissuta: conoscete Edith Stein?
Edith Stein era una studiosa di filosofia, di origine ebraica ...e ATEA a suo dire.
Anzi agnostica, che è differente.


Beh, un giorno un suo collega gli da appuntamento vicino ad una chiesa e lei sistupisce di trovarla aperta. Le chiese protestanti e le sinagoghe sono aperte infatti solo per il culto. A questo punto, spinta dalla curiosità entra ...e vede qualcosa che la sconvolge intimamente. E che sarà mai?
Semplicemente ha visto una signora con le borse della spesa entrare e "conversare" davanti al Tabernacolo. Nel Tabernacolo c'è Gesù Eucaristico. Ovvero c'è Dio.
Ebbene, per Edith il fatto che chiunque, quando voglia, possa entrare in un posto e dirigersi A COLPO SICURO verso Dio e parlargli...è semplicemente inconcepibile. Come filosofa e come ebrea.

Per Edith fino a quel momento Dio era rimasto in un'altra dimensione. Una dimensione nella quale magari si mostrava con tuoni e gran sconvolgimenti (tipo 10 comandamenti di Cecile de Mille)

E invece il Vangelo di oggi cosa ci fa vedere? Ci fa vedere una folla che ha fame. Perchè è stanca e fa caldo ed è stata tutto il giorno fuori. E sentire Gesù è bello, ma la pancia brontola.
Se da una parte i discepoli manifestano una giusta preoccupazione per tanta gente, dall'altra la soluzione prospettata fa molto pensare: che ognuno si arrangi, chi ha denaro può comprarsi il cibo, chi non ce l'ha è problema suo, si dia da fare... non è un problema nostro, torni a casa sua.

Quel deserto di cose e risorse diventa anche un deserto di persone. Un luogo morto. Perchè quando fai discorsi del tipo: "abbiamo solo questo, non vorrai mica che andiamo a comprare roba per tutti", quando poni l'accento su quanto ti debba sbattere e quanto tu debba perdere...allora vuol dire che nel cuore hai la sabbia, non il sangue. E la sabbia non ossigena i tessuti. Ergo sei morto.

A questa aridità mortale Gesù risponde prendendo quel poco che ha di fronte. Poi fa pochi gesti.

ALZA GLI OCCHI AL CIELO
Perchè  sfama la fame sopratutto interiore; la Forza di questo pane viene dall'alto. Gesù alza gli occhi verso Dio perché non fa le cose di testa propria, ma perche è in relazione profonda con Lui.

RECITA SU DI ESSI LA BENEDIZIONE=lett. "li benedisse" (eulogheo).
La benedizione nella Bibbia indica che quello di cui si usufruisce non è una nostra proprietà. Quindi questo pane lo mangiamo, ma non è nostro: è di Dio, di tutti. La benedizione indica che ciò che si ha è un dono, un regalo.


LI SPEZZA
Ecco forse questa è la cosa principale. Gesù non "moltiplica" niente ..al massimo con-divide.
Eppure, in quella apparante diminuzione...si sfamano tutti. E ne rimane!
Altra cosa (forse più difficile da accettare): questo donarsi ha una dimensione (permettetemi) intrisecamente dolorosa.

Per donarsi bisogna perdere qualcosa di sè. Anche solo la consapevolezza di bastare a se stessi.
E' quello che alla fine fa Gesù per farsi conoscere realmente per quello che è: si fa spezzare, distruggere nel corpo. Si fa appendere su una croce e muore della morte degli infami e dei maledetti.

E' quella dimensione del sacrificio che oggi magari si tendere a mettere da parte in nome della festa, del banchetto, ma che è essenziale per farsi definitivamente sconvolgere da questo avvenimento.
Esattamente come Edith Stein.

Forse ci servirebbe lo stupore di Edith per comprendere appieno le letture di oggi. Per non rimanerne indifferenti. Per non far diventare l'Eucarestia un abitudine e il Tabernacolo una suppellettile.

Vorrei concludere con un personale ricordo: se c'è una immagine vivida che ho di PC è quella di lui in cappella davanti a Gesù Sacramentato. Lo potevi trovare a recitare l'Ufficio oppure in solitario colloquio.. Oppure, più semplicemente lo potevi trovare (sopratutto gli ultimi anni) addormentato.
Come un bambino.
A poco a poco mi convinsi che quello che diceva e che faceva usciva fuori da quelle lunghe ore passate lì. Ne ho avuto la riprova definitiva nella sua ultima settimana di vita su questa terra, quando era solo corpo spezzato. Anche e sopratutto per me.
In questo è stato sacerdote fino all'ultimo.

E' stato PC ad insegnarmi a stare davanti a Gesù Sacramentato. E' stato lui ad insegnarmi ad ascoltare. A farmi guardare per come sono. E debbo dire che, se c'è un momento ed un luogo dove sento chiaramente che tutte le tessere dell'astruso puzzle della mia vita si mettono a posto, è proprio lì davanti.

Ecco, ve lo volevo dire...e scusate se sono stata prolissa questa volta, ma conto sulla vostra benevolenza.

Vi faccio un augurio strano: vi auguro di avere una vita spezzata. Donata per tutti.
Una vita piena di Dio. E se vi trovate a corto di benzina...sapete dove andare a fare il pit stop.
Vi abbraccio forte e vi voglio bene




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