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venerdì 28 giugno 2019

SOLENNITA' S.CUORE DI GESU' ANNO C


«Io sono il buon pastore, dice il Signore,
conosco le mie pecore e le mie pecore 
conoscono me.»

(Letture bibliche: Ez 34,11-16; Salmo 22; Rm 5, 5-11; Lc 15,3-7)



L'altro giorno si parlava del linguaggio, della sua importanza nei rapporti umani e del suo ruolo nel veicolare un messaggio che noi riteniamo importante.

Ebbene, proprio stamattina mi è capitato sotto gli occhi un twitt (e relative risposte). Non farò nomi perchè è il messaggio che è importante, ma vi darò qualche dritta per capire il contesto.


Parlando della questione Seawatch l'autore si rivolgeva a chi vuole i "porti chiusi" scrivendo:

"Guardate che se loro (gli immigrati ndr) non sbarcano non è che la vostra vita di merda migliora" (vi sto edulcorando il testo, ma avete capito)

Al che giustamente nei commenti qualcuno faceva notare che definire la vita di qualcuno "di merda" non aiuta ad evidenziare l'errore di fondo del suo ragionamento.

A quel punto ridda di commenti e alla fine ne è spuntato uno che mi ha particolarmente colpito:

"E' che le cose sono O bianche O nere. Nessuna pietà perchi non lo capisce."

Ecco, a me questa affermazione ha dato particolarmente fastidio.
Perchè in pratica ha detto: "Questa è una guerra. Noi siamo i buoni e gli altri sono i cattivi". 

Ecco, io questo lo chiamo "assolutismo", il quale, come tutti gli "ismi" è dannoso in massimo grado. 

Già, perchè noi, tutti noi, cerchiamo l'Assoluto e sopratutto l'Amore assoluto.
E quello che vi ho fatto leggere ne è la caricatura. Perchè non puoi dire di essere solidale con alcuni mentre maledici altri e gli auguri ogni male del mondo.

Perchè l'amore assoluto proviene innanzitutto da una ferita che sanguina, da una sofferenza intima. 

Questo ci dicono le letture di oggi parlando dell'amore assoluto di Gesù.
Amore che innanzitutto è incarnato. E' un cuore pulsante e sanguinante.
Ed è  quella ferita che lo sprona a cercare chi si perde e che non si da pace finchè non la trova.

Gesù racconta questa storia ad un gruppo di farisei che si "indigna" perchè lo trovano a mangiare con pubblici peccatori (prostitute e pubblicani questo erano)

Mettiamocelo in testa una volta per tutte: Dio ci soffre se ci mettiamo nei guai. Perchè siamo fatti ad immagine e somiglianza sua e se ci perdiamo è una parte di Sè che Gli manca.

E ci soffre così tanto che decide materialmente di cercarci...
Magari certe volte non lo percepiamo, ce ne freghiamo, cambiamo la frequenza del cuore e ci sintonizziamo su quello che ci piace sentire..su quello che tocca il nostro lato narcisista..e ci fa "stare bene" per 5 minuti. 
Quando l'effetto passa, cambiamo frequenza.
Cambiamo frequenza, cambiamo relazioni, cambiamo..cambiamo continuamente
Perchè ci stanca tutto.

Ok, sto dicendo parole in libertà. Torniamo ordinati.

Quello che intendo è che Gesù, in quanto Dio, aveva un messaggio molto preciso da dare. E l'unico modo per dare questo messaggio in maniera veramente credibile era dare se stesso. 
Nel modo più fisicamente crudo che esistesse all'epoca
Giustamente si dice che "nessuno può mettersi in cattedra"...
Vero, perchè l'unica cattedra credibile è la Croce. E chi ci sta appeso.
Per questo è così complicato starci sotto...

Quindi, per dare una risposta alla domanda che ci siamo fatti i giorni scorsi: quando è che il messaggio diventa credibile, quando è che ci avviciniamo invece che allontare?

Quando siamo disposti a pagare di persona. 
Quando saremo disposti a farci ferire, quando sentiremo la stessa ferita del Cuore di Gesù.
E quando rinunceremo a dividere le persone in "buoni"e "cattivi", ma in tutti vedremo una ferita non sanata e che ha bisogno di essere curata..
con tenerezza.

Questo è "il morire" di cui parla San Paolo.
Non è il mettersi nei guai per il gusto di farlo o per dimostrare una teoria.
E' il guardare negli occhi chi ti sta davanti e riconoscere nella sua ferita la tua.

Ultimissima considerazione: il tema della preghiera di intercessione e di riparazione che è propria della Devozione al Sacro Cuore parte proprio da questo.

1) che i drammi, i desideri, le gioie degli altri mi coinvolgono e quindi chiedo a Dio di sanare, purificare, e dare loro frutto.
2) che gli errori e le mancanze dell'altro sono anche "cosa mia" perchè anche io posso compierli e sopratutto perchè so che all'amore si risponde perchè è un dono. E si risponde anche per chi non sa o non vuole rispondere. 
Sperando di essere insieme. Prima o poi.

Ci insegni Gesù ad amare come lui. Lo spero per me e per tutti voi.

Vi abbraccio forte e vi voglio bene.

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