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martedì 17 ottobre 2017

"Quante parole che non dici"



Cari tutti,
ecco il primo articolo della nuova serie di "con-divisioni".
Lo voglio dedicare ad una canzone di Arisa del 2014 forse troppo poco conosciuta.
Personalmente parlando l'ho ascoltata per la prima volta su Spotify solo qualche settimana fa e mi ha subito colpito ed ho pensato che poteva essere un buon tema per un articolo del blog..




Le cose cambiano,
Come cambia il colore del mare,
Quando lo osservi per molte ore.
Le facce delle persone,
I posti dove hai cercato le meraviglie che poi hai trovato.

Sembra banale dire che "tutto cambia"? Forse sì. Succede con le cose, con le persone. 
Ricordo che a 13 anni lessi "La storia Infinita"e mi tenne incollata per tutto un sabato pomeriggio..rileggendolo ora è un'altra cosa.
Allora sono le cose a cambiare oppure siamo noi , la nostra "percezione" di ciò che ci circonda? E se questo è vero, come cambierebbero le cose se vedessimo con gli stessi occhi di Dio, se sentissimo come sente il suo Cuore?

Ma perché vuoi capire l'amore?
Cosa c'è di così complesso da decifrare?
Padre perdonami, se ho fatto tutto male è solo colpa delle teorie.
Io sono pratica, ci provo a galleggiare e a fare i conti di logica.
Perché forse ho bisogno d'amore,
O forse ho soltanto voglia di contare

La domanda è seria. Quanto amiamo per sentirci "considerati"? E' vero amore quello, o è solo un modo come un altro per compraci l'affetto delle persone? Ma l'affetto, quello vero, si può comprare? Gesù Cristo ci risponde: "No, il mio amore è un dono gratuito." 

Quante parole che non dici e vorresti gridare,
Con il tempo vedrai esploderanno tutte nello stesso momento,
Tutte fino a farti sentire meglio.

E' il ritornello della canzone.
Quante volte ci è successo di tenerci dentro le emozioni, le parole, i gesti. 
Per paura di sbagliare, di essere malgiudicati, per timidezza o per chissà cos'altro.
La canzone dice che prima o poi si scoppia e farà solo bene. 
Voi siete d'accordo?

Le frasi si sommano, diventano delle addizioni,
Dei labirinti di coniugazioni.
Uscirne è difficile,
Puoi rischiare di naufragare in un lago di virgole.
Ma perché…

Questa strofa è stupenda (forse perchè a me piace la letteratura).
I verbi si coniugano per spiegare le azioni, per metterle in un tempo ed in uno spazio.
Pensare che si possa formare un labirinto da cui non sai come uscire è una immagine forte e le virgole servono a prendere respiro, a prendersi una piccola pausa che è essenziale (provate a leggere dici righe di testo senza virgole e poi mi dite).
Finire "in un mare di virgole" mi fa pensare ad una sorta di limbo senza scopo.

Alla fine però mi sono domandata: "ma di che parla questa canzone"? Dell'incomunicabilità dell'amore? Del fatto che non riusciamo a capire bene che cosa sia?
Ma che voleva dire Arisa?

Ho cercato su Wikipedia e lei all'Ansa ha dichiarato che:

« "Quante parole che non dici" racconta un sentimento universale. Un brano carico di pathos con un arrangiamento pop imponente che descrive il senso di colpa che tutte le donne hanno nei confronti del padre durante la maturazione. »

WHAT?

Debbo dire che non avevo colto...
Beh, debbo anche dire che con mio padre ho avuto un rapporto particolare (c'era e non c'era..poi ha deciso di non esserci definitivamente) quindi la mia potrebbe essere una visione distorta...e torniamo alla "percezione" di cui sopra.

O forse le due cose sono collegate? Forse impariamo l'amore dalle persone che incontriamo e che ci stanno accanto. E le prime persone che incontriamo sono i nostri genitori.
Qui si apre un discorso enorme che non voglio prendere qui.
Dico solo che non è un caso che crediamo nella SS. Trinità. In un Dio che è relazione e famiglia nella sua intima essenza. E non è una caso che Gesù si sia incarnato IN UNA FAMIGLIA. 

No, non è un caso.

E per voi? 

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