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domenica 14 agosto 2016

XX Domenica del Tempo Ordinario 14 Agosto 2016


«Apri, Signore, il nostro cuore e comprenderemo le parole del Figlio tuo»

(Letture bibliche: Ger 38, 4-6.8-10; Sal 39; Eb 12, 1-4; Lc 12, 49-57)


Le parole di Gesù sono improntate ad un profondo realismo: il suo regno creerà divisioni. 

Chi lo accoglie non entra in uno stato di pace paradisiaca, ma prova dapprima in se stesso la guerra e la divisione. Egli non può accettare l’ambiguità del compromesso, non può vivere il bene e il male, trovare un accordo tra il vero e il falso, non può affidarsi totalmente alle certezze umane, deve abbandonare continuamente la terra delle tranquille abitudini per l’incertezza di una terra che non possiede. 

È cosa strana che la fede in Cristo crei nemici, ponga ostacoli. 
Questo è vero perché l’amore e la verità hanno nella croce il loro prezzo e la loro verifica. 

Non c’è amore vero che non porti con sé la sofferenza, non c’è verità che non ferisca. 
Se l’amore è dono gratuito non può non essere distacco da se stessi. Se la verità è scoperta non può non essere un giudizio sulle nostre azioni, e un impegno per nuovi e più scomodi orizzonti. 

Il profeta è colui che annuncia la verità profonda dei fatti. 

Poiché la realtà dei fatti è l’azione imprevedibile di Dio che muove verso la libertà, essa suscita sempre nell’uomo il dubbio, la paura del rischio, l’opposizione con cui l’orgoglio e il peccato si manifestano. 

Dalla verità nasce l’incertezza, perché l’uomo preferisce affidarsi alla sicurezza della prudenza umana piuttosto che affidarsi alla imprevedibilità di Dio. Geremia annuncia il piano di Dio ed è accusato di disfattismo, come possiamo vedere dalla prima lettura.

Ciò è vero anche per chi scende nello stadio per conquistare una vittoria. Il suo mettersi come concorrente sulla linea di partenza comporta una competitività, un gareggiare, una lotta, avere dei nemici. Come ci mostra l’apostolo Paolo nella seconda lettura, nelle tribune c’è chi lo applaude e chi fa di tutto per scoraggiarlo.
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Neanche il tempo di tornare da San Fratello che la Liturgia di oggi ci avverte: non sarà tutto facile. Aspettatevi di tutto e di più..anche l'amara sorpresa di non essere capiti dalle persone a ci volete più bene.

E questo perchè? Perchè Gesù, nonostante le interpretazioni irenistiche e fricchettone degli ultimi decenni, non sta simpatico a tutti! Questo perchè il suo è un messaggio esigente, ma necessario. Così come il crescere.
E quando si cresce ci sono momenti in cui le tue vecchie sicurezze necessariamente crollano (o meglio crolla il nostro atteggiamento infantile nell'averne).

E' bene che questo avvenga. Perchè, come Gesù, impariamo a sperare solo nell'Amore del Padre che è l'unico che non ci mancherà mai.

Ricordiamocelo quando dovremo fare o dire qualcosa che apparirà scomodo a chi ci sta intorno. Esattamente come fece Geremia.
Israele era diventato un popolo ed una nazione perchè Dio stesso se li era scelti dando loro una Legge. E questa legge doveva essere la base della loro convivenza civile.
Nei secoli invece Israele era diventato un regno come un altro: con dei intercambiabili a seconda del bisogno e strategie politiche azzardate a cavallo tra Egitto, Assiria e Babilonia

Alla fine i nodi vengono al pettine e, nel gioco della storia, il più debole finisce per soccombere. Geremia aveva il compito di dire al re e a tutto il popolo: "Avete deciso di affidarvi agli uomini e avete perso. Adesso accettate la sconfitta con tutte le sue conseguenze e tornate a fidarvi di Dio". Geremia lo dice...e rischia di morire di fame e di sete dentro una cisterna. Solo uno schiavo ha compassione di lui e si muove per salvarlo. 

Noi non siamo certo nella situazione di Geremia, ma (come disse Giovanni Paolo II durante la GMG del 2000) "forse non ci verrà chiesto il sangue, ma la coerenza sì".

San Fratello è roba fresca...forse troppo fresca perchè si possa comprenderla pienamente. Il rischio è quindi confondere il fuoco dello Spirito di cui parla Gesù con il nostro facile entusiasmo.

Il primo è un roveto che arde, ma non brucia...e il secondo è un fiammifero acceso.
Il primo riscalda, dona energia e forza. Il secondo dura pochi secondi..finchè non ci scottiamo le dita.

Lo Spirito Santo costruisce...l'entusiasmo umano, alla fine, distrugge.
Il desiderio di dare continuità, senso di famiglia, di comunità a quello che abbiamo vissuto a San Fratello è sintomo che quello che è successo è dono dello Spirito.

Ora tocca a noi impegnarci dando il massimo perchè questo possa accadere, sapendo che (come ci dice San Paolo), in questa corsa della vita dove si suda, ci si stanca e si rischiano i crampi, Gesù ci precede, Maria ci allunga l'acqua e tutti i santi fanno il tifo per noi.

Vi abbraccio.















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