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martedì 2 agosto 2016

GMG di Cracovia ed Esperienza Comunitaria: festa di comunione, ma non solo



La Gmg di Cracovia è appena finita. e l'Esperienza Comunitaria si avvicina...
Entrambe sono esperienze di CHIESA perchè ci sono i Sacramenti e perchè c'è la condivisione.


Per questo ho voluto dedicare l'articolo di Con-divisioni di questa settimana (l'ultimo prima della partenza per San Fratello)  proprio alla GMG appena finita.
Tante sono le parole di Papa Francesco (ma non solo quelle) che vorrei mettere in comune, ma ho dovuto fare una selezione. Il resto lo lascio alla vostra libertà. 
Qui trovate tutto.

Personalmente parlando avrei voluto avere 10 anni di meno ed essere lì. 
Perchè ci sono state cose di una bellezza sovrannaturale, e che mi hanno commosso nell'intimo.
Una di queste è la Via Crucis: un misto fra danza, pittura, recitazione. Semplicemente toccante.

L'altra sono state le testimonianze durante la Veglia. Mi ha commosso fino alle lacrime il racconto della ragazza siriana che raccontava la paura di uscire di casa e la sua commozione quando parlava degli amici morti, chiamandoli per nome. E dietro ogni nome c'era una storia, un'amicizia.

Vi invito quindi a farvi un giro su YT e vedere di persona (i link li trovate qui sotto)
Passiamo agli spunti

1°  spunto: La noia e la Passione (cerimonia di Accoglienza)

"Mi preoccupa vedere giovani che hanno “gettato la spugna” prima di iniziare la partita. Che si sono “arresi” senza aver cominciato a giocare. Mi addolora vedere giovani che camminano con la faccia triste, come se la loro vita non avesse valore. Sono giovani essenzialmente annoiati... e noiosi, che annoiano gli altri, e questo mi addolora....Per questo, cari amici, ci siamo riuniti per aiutarci a vicenda, perché non vogliamo lasciarci rubare il meglio di noi stessi, non vogliamo permettere che ci rubino le energie, che ci rubino la gioia, che ci rubino i sogni con false illusioni....
Gesù Cristo è colui che sa dare vera passione alla vita, Gesù Cristo è colui che ci porta a non accontentarci di poco e ci porta a dare il meglio di noi stessi; è Gesù Cristo che ci interpella, ci invita e ci aiuta ad alzarci ogni volta che ci diamo per vinti. È Gesù Cristo che ci spinge ad alzare lo sguardo e sognare alto.

Il sognare alto di cui Papa Francesco parla è il desiderio che ci portiamo appresso quando arriviamo a San Fratello. Quello che, sotto sotto, ci spinge a partire, a lasciare per una settimana il mare e la PS4. Nessuno di noi in quei giorni è "sfacinnato" perchè noi (ed io per prima) siamo bravissimi a "occupare" il tempo con cose inutili...e poi subentra la noia.

Sant'Ignazio dice negli Esercizi: "chiedi quello che vuoi". Allora vi chiedo: 
Qual è il tuo desiderio per questa Esperienza? Cosa desideri che Dio (e solo Lui) ti doni?

2° spunto: Ci sono domande a cui si deve rispondere (Via Crucis)

 “Dov’è Dio?”. Dov’è Dio, se nel mondo c’è il male, se ci sono uomini affamati, assetati, senzatetto, profughi, rifugiati? Dov’è Dio, quando persone innocenti muoiono a causa della violenza, del terrorismo, delle guerre? Dov’è Dio, quando malattie spietate rompono legami di vita e di affetto? 

O quando i bambini vengono sfruttati, umiliati, e anch’essi soffrono a causa di gravi patologie? Dov’è Dio, di fronte all’inquietudine dei dubbiosi e degli afflitti nell’anima? Esistono domande per le quali non ci sono risposte umane. Possiamo solo guardare a Gesù, e domandare a Lui. E la risposta di Gesù è questa: “Dio è in loro”, Gesù è in loro, soffre in loro, profondamente identificato con ciascuno. Egli è così unito ad essi, quasi da formare “un solo corpo”.....

Ripercorrendo la Via Crucis di Gesù, abbiamo riscoperto l’importanza di conformarci a Lui, mediante le 14 opere di misericordiaEsse ci aiutano ad aprirci alla misericordia di Dio, a chiedere la grazia di capire che senza misericordia la persona non può fare niente, senza la misericordia io, tu, noi tutti non possiamo fare niente....

Nell’accoglienza dell’emarginato che è ferito nel corpo, e nell’accoglienza del peccatore che è ferito nell’anima, si gioca la nostra credibilità come cristiani. 
Nell’accoglienza dell’emarginato che è ferito nel corpo, e nell’accoglienza del peccatore che è ferito nell’anima, si gioca la nostra credibilità come cristiani. Non nelle idee, lì!

Oggi l’umanità ha bisogno di uomini e di donne, e in modo particolare di giovani come voi, che non vogliono vivere la propria vita “a metà”

All'Esperienza c'è un giorno dedicato alla celebrazione del sacramento della Riconciliazione.
Momento in cui si prende atto che il nostro desiderio si scontra contro il mistero di quella parte di noi che ci butta verso il basso, ma anche momento in cui riceviamo un Sacramento in cui la Misericordia di Dio si tocca con mano. Anche per questo la viviamo nel'ascolto e nella preghiera fatta insieme.

Non nascondiamoci dietro ad un dito: quel giorno è duro. E' duro anche fisicamente perchè stare in chiesa per ore (perchè siamo anche tanti e a nessuno va messa fretta) è difficile. 
Anche quello è un esercizio. E c'entra molto anche la credibilità di cui Papa Francesco parla.

Per essere credibili di fronte a noi stessi e agli altri ci vuole pazienza e amore. 
Le stesse cose che servono per rimanere a vegliare in chiesa quel pomeriggio.

Mi faccio e (VI faccio) quindi una provocazione:
come posso essere di aiuto a me stesso e a chi incontro se  non ho la pazienza di stare a vegliare ed accompagnare in preghiera per qualche ora i miei amici?

3° spunto: L'importanza di lasciare un'impronta (Veglia con i giovani)


Abbiamo ascoltato tre testimonianze;  Loro hanno condiviso con noi la stessa esperienza che fecero i discepoli, hanno sperimentato la paura che porta in un unico posto. Dove ci porta, la paura? Alla chiusura. E quando la paura si rintana nella chiusura, va sempre in compagnia di sua “sorella gemella”, la paralisi; sentirci paralizzati. Sentire che in questo mondo, nelle nostre città, nelle nostre comunità, non c’è più spazio per crescere, per sognare, per creare, per guardare orizzonti, in definitiva per vivere, è uno dei mali peggiori che ci possono capitare nella vita, e specialmente nella giovinezza. La paralisi ci fa perdere il gusto di godere dell’incontro, dell’amicizia, il gusto di sognare insieme, di camminare con gli altri. 

Ma nella vita c’è un’altra paralisi ancora più pericolosa e spesso difficile da identificare, e che ci costa molto riconoscere. Mi piace chiamarla la paralisi che nasce quando si confonde la FELICITÀ con un DIVANO .Sì, credere che per essere felici abbiamo bisogno di un buon divano. Un divano che ci aiuti a stare comodi, tranquilli, ben sicuri. Un divano, come quelli che ci sono adesso, moderni, con massaggi per dormire inclusi, che ci garantiscano ore di tranquillità per trasferirci nel mondo dei videogiochi e passare ore di fronte al computer....L’altro ieri, parlavo dei giovani che vanno in pensione a 20 anni; oggi parlo dei giovani addormentati, imbambolati, intontiti, mentre altri – forse i più vivi, ma non i più buoni – decidono il futuro per noi. 

Ma la verità è un’altra: cari giovani, non siamo venuti al mondo per “vegetare”, per passarcela comodamente, per fare della vita un divano che ci addormenti; al contrario, siamo venuti per un’altra cosa, per lasciare un’impronta. E’ molto triste passare nella vita senza lasciare un’impronta. Ma quando scegliamo la comodità, confondendo felicità con consumare, allora il prezzo che paghiamo è molto ma molto caro: perdiamo la libertà. Non siamo liberi di lasciare un’impronta. Perdiamo la libertà. Questo è il prezzo. E c’è tanta gente che vuole che i giovani non siano liberi; c’è tanta gente che non vi vuole bene, che vi vuole intontiti, imbambolati, addormentati, ma mai liberi. No, questo no! Dobbiamo difendere la nostra libertà!

Qui Papa Francesco mette in relazione il nostro desiderio con la nostra libertà.
Le cose non succedono da sole. Bisogna fare la nostra parte. Parte che solo noi possiamo decidere di dare, anche quando sembra di trovarci in balìa degli eventi.

All'Esperienza, per esempio, ci sono i turni. Turni che, come si sa, non ci scegliamo.
Eppure anche quella è preghiera, anche quello è dono per gli altri e nessuno può fare la nostra parte. Anche quello è un esercizio di vita cristiana che ci aiuta a crescere come figli di Dio.

Un altro esercizio è quello di rispettare gli orari e le indicazioni di chi guida l'Esperienza.
Anche lì si esercita la nostra libertà. Pensiamoci. Credo ci farà bene.

4° spunto: Il valore del ricordo (Santa Messa conclusiva)

La GMG, potremmo dire, comincia oggi e continua domani, a casa, perché è lì che Gesù vuole incontrarti d’ora in poi. Il Signore non vuole restare soltanto in questa bella città o nei ricordi cari, ma desidera venire a casa tua, abitare la tua vita di ogni giorno: lo studio e i primi anni di lavoro, le amicizie e gli affetti, i progetti e i sogni. Quanto gli piace che nella preghiera tutto questo sia portato a Lui! Quanto spera che tra tutti i contatti e le chat di ogni giorno ci sia al primo posto il filo d’oro della preghiera! Quanto desidera che la sua Parola parli ad ogni tua giornata, che il suo Vangelo diventi tuo, e che sia il tuo “navigatore” sulle strade della vita!

Mentre ti chiede di venire a casa tua, Gesù, come ha fatto con Zaccheo, ti chiama per nome. Tutti noi, Gesù chiama per nome. Il tuo nome è prezioso per Lui. Fidatevi del ricordo di Dio: la sua memoria non è un “disco rigido” che registra e archivia tutti i nostri dati, la sua memoria è un cuore tenero di compassione, che gioisce nel cancellare definitivamente ogni nostra traccia di male. Proviamo anche noi, ora, a imitare la memoria fedele di Dio e a custodire il bene che abbiamo ricevuto in questi giorni. In silenzio facciamo memoria di questo incontro, custodiamo il ricordo della presenza di Dio e della sua Parola, ravviviamo in noi la voce di Gesù che ci chiama per nome. Così preghiamo in silenzio, facendo memoria, ringraziando il Signore che qui ci ha voluti e incontrati.

Alla fine dovremo tornare alle nostre case. Tornare al nostro tran tran, alle nostre vite.
Il rischio è sempre quello: considerate questi giorni una parentesi felice.

Questa è una tentazione. "A San Fratello è un conto, ma a casa...è un'altra cosa"
E il rischio è quello più grande: quello di dimenticare. Di non riuscire a riportare al cuore i doni che sicuramente riceveremo, se li cerchiamo con cuore sincero.

Papa Francesco ci dice che, anche se noi possiamo correre il rischio di dimenticare, Dio non si scorda. Non si scorda dei suoi doni, delle nostre storie, dei nostri desideri. Non si scorda di noi. CercarLo quindi nella preghiera è come ri- tornare sulle nostre esperienze e quindi farne memoria...perchè diano frutti buoni.

Vi abbraccio forte e...ci vediamo a San Fratello!


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