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sabato 27 luglio 2019

XVII Domenica del Tempo Ordinario Anno C


«Avete ricevuto lo Spirito che rende figli adottivi, 
per mezzo del quale gridiamo: Abbà! Padre!»

(Letture bibliche: Gn 18,20-32 ; Salmo 137; Col 2, 2-14; Lc 11, 1-13)



 Le letture di oggi ci insegnano una cosa importante. Ci insegnano come rivolgerci a Dio.
A Dio che innanzitutto è Padre.
Nel gli ultimi tempi si spinge molto nel considerare l'aspetto materno di Dio: la tua tenerezza, la sua compassione nei nostri confronti.
Per carità, questo è giustissimo e non sarò io a sindacare. 
Anche perchè sono la prima a mettere in luce proprio questo aspetto.
Oggi però la cosa è diversa.

In una società in cui i termini "padre" e "madre" assumono significati fluidi (e, passatemi il termine alcune considerazioni sono veramente fuori da ogni comprendonio umano) forse le letture di oggi ci danno una mano per fare un poco di ordine.

Che vuol dire quindi che "Dio è Padre"? 
Innanzitutto che sente una responsabilità nei nostri confronti.
Non voglio fare psicologia spicciola.
Provo a rapportarmi con la mia esperienza (di certo non esaltante, ma almeno è vera): 
da sempre le madri tendono ad insegnarti l'importanza del "nido", del sentirsi sicuri in un posto  (che può essere anche un posto dell'anima).
I padri sono diversi: i padri sono quelli che ti spingono verso l'esterno, che ti insegnano (o almeno dovrebbero farlo) le regole dello "stare al mondo"

Lo so che magari qualcuno si sentirà a disagio di fronte ad affermazioni come queste, che forse li giudicherà stereotipi, ma ribadisco: è la mia esperienza e questa vi dico.

Bene: di fronte a tutto questo, che immagine di Padre ci viene data da queste letture?
Beh, innanzitutto l'immagine di qualcuno che "ascolta". Già questo è importante anche perchè sarebbe inutile pregare qualcuno che sai che non ti ascolta. O NO?

Quindi, assunto il fatto che questo Padre ti ascolta: cosa gli chiedi? E sì, perchè mica è semplice: i discepoli di Gesù lo sanno e siccome evidentemente hanno notato la sua enorme facilità nel rivolgersi a Dio. Avranno pensato: "facciamoci dare una dritta!"

La risposta di Gesù è quella preghiera che impariamo da piccoli. In famiglia (se siamo fortunati) o al catechismo (se lo siamo di meno): Il Padre Nostro.

Lasciatemelo dire: è la preghiera più bella che esista.
Perchè parte dall'alto  (i cieli) e finisce nel basso più profondo (l'ultima parola è: "male" fateci caso). Nel mezzo c'è tutto: il bisogno della Sua Presenza, il desiderio di vederlo più chiaramente nel mondo che ci circonda. 
C'è un desiderio primario: quello del pane. 
Sia per il corpo che per lo spirito. Perché senza di esso si può andare avanti per pochissimo. Come vedete, più di va avanti e più si scende nell'essenzialità fino ad arrivare al desiderio più importante e proprio perché è il più importante si dice per ultimo perché chi ascolta se ne ricordi. 

Il desiderio di non essere lasciati da soli. Quel "non abbandonarci" vuol dire tante cose. Vuol dire : "non ti allontanare, stammi vicino, tienimi per mano.. Perchè appena mi molli mi sento perso" 

Io questa cosa la capisco bene. C'è una foto in camera dei miei, scattata per il matrimonio di mio zio. C'è mia mamma da un lato ed io stretta alla gamba di mio padre. Quasi avessi paura di perderlo (cosa che poi è successa, ma questa è un'altra storia) 
Ora, a prescindere da foto e ricordi: Dio Padre è questo. 
Altra cosa (e concludo): Dio Padre è uno che ha mooolta pazienza e sa cosa vuoi (vedi Abramo nella prima lettura) anche se ci giri intorno per 2 ore. 
Infine ti dona quello che ti serve in quel momento. Anche se, li per lì, non lo capisci. 

Gesù si fidava di un Padre così. 
Ora tocca a noi. 

Vi abbraccio forte e vi voglio bene. 



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