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domenica 21 gennaio 2018

Matrix: ovvero farsi carico delle sofferenze per una buona causa (a cura di Leonardo Recupero)

Siamo nel 1999 e gli allora fratelli Lawrence e Andrew Paul Wachowski, che dal 2003 il maggiore dei due cioè Lawrence incominciò a diventare Lana Wachowski (confermato nel 2012) e poi Andrew Paul a dichiararsi Lilly Wachowski nel 2016, diedero vita ad uno dei migliori film di fantascienza cyberpunk dove i protagonisti non entrano in un videogioco ma bensì in un software programmato da macchine dotate di intelligenza artificiale ma questo lo spiegherò successivamente. Sto parlando di Matrix un capolavoro dotato di una regia precisa e pulita con una trama tanto originale quanto dettagliata, pieno di scene passate alla storia anche grazie alla nuova computer grafica degli anni novanta.



Dalle primissime scene si prospetta un film action pomposo, pieno di sparatorie, esplosioni, acrobazie e combattimenti corpo a corpo coreografati in modo decisamente poco realistico ma con grande messa in scena e alta qualità tecnica. Infatti la protagonista di queste scene è una donna, vestita con una tuta di pelle nera all'apparenza tutt'altro che comoda, intenta a schivare i proiettili di tre agenti in smoking e occhiali da sole molto ben addestrati e privi di espressioni facciali tranne che di uno sguardo incazzoso. La fuga si conclude con la donna inseguita da un TIR guidato da uno degli agenti e una chiamata ad un telefono di una cabina pubblica: la donna alza la cornetta, risponde e in un'attimo scompare senza lasciare traccia di se mentre il TIR travolge la cabina telefonica.


I tre agenti dopo la distruzione della cabina telefonica

Basta questa sequenza per dire "ma che roba è?!" Eppure la curiosità si fa sentire. Ma senza cadere nel dettaglio introduco il protagonista.
Di giorno impiegato di una delle 10 migliori aziende di software e di notte criminale informatico Neo (Keanu Reeves) si ritrova anch'egli a fuggire da i tre agenti ma senza le doti della donna che per questo viene catturato.



Da qui in poi una serie di avvenimenti fuori dal normale, incubi che si rivelano essere realtà. Neo non riesce più a distinguere il sogno dal reale. Con una inspiegabile calma egli accetta tutto ciò a cui assiste perché convinto che presto si sveglierà senza sapere che in realtà è già sveglio.
L'incontro con Morpheus (Laurence Fishburne) ,definito in precedenza, dai tre agenti, come il criminale pluriricercato più pericoloso, gli cambia la vita. È qui che il nostro confuso protagonista si trova difronte alla scelta più decisiva della sua vita nonché una delle scene più famose del cinema entrata ormai nell'immaginario collettivo. Mi riferisco alla scena con le due pillole più famose di sempre: una rossa e una blu. La blu riporta Neo alla sua vita normale e non ricorderà niente di ciò che ha visto fin'ora, la rossa gli concede la possibilità di sapere come stanno veramente le cose cioè gli mostra la verità. Per ovvio Neo sceglie la rossa, beh é logico che se avesse scelto la blu non avrebbe avuto poi tanto senso fare il film vi pare?



Consiglio la lettura da qui in poi solo a chi ha visto il film. Spoilero pesantemente non scherzo.